Il tribunale amministrativo regionale per il Veneto ha chiuso il capitolo referendum sul piano particolareggiato di Val Masson: non si farà. Lo ha stabilito il Tar l’8 maggio, rigettando il ricorso presentato dal Comitato difesa di San Zeno di Montagna, che aveva chiesto l’annullamento della deliberazione del consiglio comunale del 17 marzo 2006, con la quale veniva bocciata la richiesta di consultazione popolare. Il Tar ha sentenziato così: «Ritenuto di poter decidere la causa con sentenza in forma semplificata, considerato che la richiesta di indizione di consultazione popolare è inammissibile per mancata adozione del relativo regolamento che ne stabilisce i criteri e le modalità, onde consentire lo svolgimento in maniera assolutamente imparziale: finalità, questa, non perseguibile nel caso in cui le regole fossero adottate di volta in volta dal consiglio comunale; il ricorso è infondato. Il tribunale lo rigetta e compensa integralmente tra le parti le spese e gli onorari del giudizio». Il sindaco Adriano Peretti non poteva che accogliere con favore il pronunciamento del Tar: «Ovviamente ci fa piacere la sentenza, che ha accolto le ragioni da noi più volte espresse e cioè che in assenza di un regolamento non si poteva fare il referendum. Ora abbiamo già programmato di adottare nel Consiglio di giugno il regolamento che la commissione incaricata sta preparando». I rappresentanti del Comitato, invece, non festeggiano di certo e commentano così la decisione del Tar: «Siamo molto amareggiati, la sentenza ci lascia esterrefatti, ne prendiamo atto ma non molliamo: ora ci riuniremo per valutare se ricorrere al Consiglio di Stato», spiega Mario De Santi. Giuseppe Campagnari aggiunge: «Con questa posizione il Tar crea una situazione che consentirà ad ogni Comune di fare statuti dove si prevedono i referendum, per poi renderli non eseguibili grazie all’assenza di deliberazioni che ne stabiliscono le regole. La scelta del Comune è una presa in giro, il consiglio comunale con il quale è stato negato il referendum, al punto sucessivo ha votato la nomina di una commissione per la stesura del regolamento». Campagnari continua: «Il Consiglio se avesse voluto poteva invece approvare un regolamento con una norma transitoria. È stata una chiara manovra per non fare la consultazione, il tempo se si voleva c’era tutto per approvare il regolamento e farlo adesso, dopo il diniego al referendum, è ancora peggio, è un’ulteriore sberleffo alla popolazione». Dello stesso parere Michele Bertucco, presidente provinciale di Legambiente, che ha sostenuto il comitato nella battaglia per ottenere la consultazione popolare: «È vergognoso che il Tar dica che manca il regolamento, perché allora tutti i Comuni possono non fare le norme applicative e così nessuno potrà mai fare i referendum. La sentenza lascia l’amaro in bocca, considerato anche che si trattava di discutere uno statuto in vigore da anni a San Zeno e mai reso esecutivo. I fondamenti del ricorso presentato sono comunque dimostrati anche dalla decisione del Tar di compensare le spese legali tra le parti». Il sindaco rimanda al mittente i commenti e spiega: «Il consiglio comunale ha deciso questo percorso, che può essere condivisibile oppure no. Il comitato e Bertucco se volevano assumere scelte amministrative potevano presentare una lista alle elezioni e farsi eleggere. Avrebbero così potuto anche assumersi le responsabilità delle votazioni di un Consiglio che ha applicato le scelte fatte quando è stato approvato il piano regolatore». «Ora le tappe per l’esecutività del piano particolareggiato da parte dei privati», spiega il sindaco, «saranno la sottoscrizione della convenzione, la presentazione di fidjiussioni bancarie per quattro milioni e 200 mila euro. Poi, con il progetto esecutivo per il primo stralcio che prevede la realizzazione della piazza e delle abitazioni intorno, potranno ottenere l’autorizzazione a costruire».
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Il Tar ha bocciato il ricorso del comitato contro l’inamissibilità della consultazione. Peretti: «Accolte le nostre ragioni», De Santi: «Esterrefatti ma non molliamo»