Può un cartello che riproduce le foto e i prezzi dei principali piatti offerti da un locale pubblico essere «abusivo» perché occupa suolo pubblico? O «elemento di arredo non ammesso» in una località turistica?Il Tar di Brescia, al quale si era rivolta la titolare di un bar di piazza Matteotti per contestare la legittimità di un diniego del Comune a collocare due cartelli che ritraevano alcuni alimenti e i rispettivi prezzi, ha per ora sospeso il provvedimento comunale.La singolare vicenda ha preso le mosse da un parere negativo espresso dal dirigente dell’ufficio finanziario che, sulla base della disciplina delle occupazioni del suolo pubblico, aveva sollevato obiezioni su due cartelli riportanti fotografie dei piatti in vendita, non essendo le stesse «da comprendere fra gli arredi ammessi» dal regolamento.Alle obiezioni dell’esercente, il comune replicava rilevando che «era necessario fare una specifica domanda ed essere regolarmente autorizzati».La titolare presentava allora una domanda integrativa della concessione per occupazione del plateatico, non ottenendo però alcuna autorizzazione, anzi ricevendo l’ordine di rimuovere i cartelli.A questo punto la commerciante, assistita dall’avvocato Alberto Luppi, ricorreva contro il provvedimento del Comune, difeso invece dall’avvocato Domenico Bezzi. Nel suo ricorso, il legale della donna ha sostenuto alcune «incongruenze» come l’aver riscosso “la relativa imposta per i cartelli “pizza e sandwich” dal 2003 al 2007, che gli stessi cartelli rappresentano una prassi consolidata in una località turistica, che inoltre gli avvisi possono essere collocati all’interno del plateatico e che, ancora, c’è l’obbligo per i locali esibire i propri prodotti con i relativi prezzi». Da notare anche che, nel 2004, in un caso simile il giudice di pace di Lonato annullò una sanzione inflitta dal Comune di Sirmione a un esercente del posto, accogliendo la tesi secondo la quale il cartello non richiede alcuna autorizzazione, essendo finalizzato ad esporre i prezzi.«La legge regionale 30 – interviene il responsabile regionale Confesercenti, Silvano Nember – obbliga l’esposizione di immagini e prezzi che il Comune ha il dovere di far rispettare: se lo strumento individuato dall’esercente è invasivo rispetto al regolamento, questo è un altro discorso. Ma – conclude – in qualsiasi località turistica esistono i cartelli vhr indicano i prodotti somministrabili».
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