giovedì, Maggio 2, 2024
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Chi cammina sul Baldo deve stare attento a dove mette i piedi: per i morsi c’è un nuovo antidoto. Un’anziana di Caprino e un rumeno salvati dalla «calma»

Vipere, due ricoverati

Questi sono giorni ideali per escursioni all’aperto, camminate in montagna e passeggiate tra i boschi, ma occorre prestare attenzione. Si potrebbe incappare in una vipera. Sul Baldo vive infatti l’aspide, la vipera comune (aspis), diffusa in tutta Italia tranne che in Sardegna, cui è attribuibile la maggior parte di morsicature, come vengono chiamati i morsi delle vipere. Se la vipera morde è per difendersi: non lo fa molto frequentemente ma il rischio c’è sempre. Una ventina di giorni fa un’anziana di Caprino è stata ricoverata all’ospedale di Negrar per un morso di vipera e sempre per lo stesso motivo un rumeno è stato trasportato al pronto soccorso dell’ospedale di Borgo Trento di Verona: aveva messo incautamente le mani in un piccolo covo di aspidi costruito nel giardino di casa sua, in Lessinia, e i serpenti sentendosi minacciati si sono difesi attaccandolo. In entrambi i casi i morsi non sono stati fatali. Da almeno una decina di anni nel Veneto non si muore più a causa delle vipere. I due malcapitati hanno reagito nel migliore dei modi. Non si sono fatti prendere dal panico e senza improvvisarsi medici sono ricorsi subito al pronto soccorso. «È meglio non portare mai con sé il siero antivipera perché può causare reazioni allergiche e shock anafilattico, come pure bisogna evitare di incidere o succhiare la ferita o di stringere lacci attorno ad essa», spiega il dottor Giorgio Ricci, responsabile dell’unità di tossicologia clinica medica al pronto soccorso dell’ospedale civile maggiore di Borgo Trento, oltre che docente di tossicologia medica all’Università di Padova e docente di medicina d’urgenza nella laurea di Infermieristica all’Università di Verona. Un vero esperto in materia, insomma. «La prima cosa che si deve fare se si ritiene di essere stati morsi da una vipera è mantenere la calma e andare subito al pronto soccorso», prosegue. «Eventualmente consiglio di sciacquarsi con sapone neutro», aggiunge. «Il veleno di vipera ha una consistenza gelatinosa e di solito si ferma nel punto del morso. Si possono anche mettere delle fasciature, bendaggi non stretti al braccio o alla gamba, se si è stati morsi in quelle parti del corpo, per interrompere la diffusione del veleno che si propaga per via linfatica, non venosa o arteriosa come si crede». Poi bisogna affidarsi ai medici. «La morsicatura di vipera causa dolore e gonfiore, però spesso chi arriva in pronto soccorso è stato solo punto da un insetto», fa notare Ricci. «Questo accertamento è quindi fondamentale per escludere gravi pericoli. Se invece appuriamo che il morso è di vipera, procediamo tenendo il paziente in osservazione e facendo terapia di supporto. Si fanno cioè prelievi del sangue per escludere problemi di coagulazione o lesioni al fegato o ai reni, e osservazione clinica per evitare che il veleno si diffonda». Il siero antivipera, invece, pare non sia più di moda: «Vi si ricorre solo se ci sono gravi segni di alterazione della coagulazione, oppure quando si ha a che fare con anziani, persone deboli o debilitate o bambini che sviluppano segni di avvelenamento generale e non locale», spiega. «Questo antidoto è comunque totalmente superato. Oggi esiste un farmaco importantissimo, i frammenti anti-corpali, uno sviluppo dell’ingegneria genetica, per cui si producono frammenti di anticorpi sensibilizzati al veleno di vipera, che lo neutralizzano in maniera radicale, senza effetti collaterali». Si tratta di un brevetto francese che esiste dal 2000, non è registrato e per averlo nei nostri ospedali serve una deroga del Ministero della Salute. «Noi l’abbiamo chiesta e ottenuta e al Pronto soccorso dell’ospedale civile maggiore di Borgo Trento teniamo sempre due o tre fiale sufficienti a coprire l’eventuale fabbisogno, che è comunque riservato solo al cinque per cento di casi». Per il restante 95 per cento, infatti, bastano l’osservazione e il trattamento dei sintomi, visto che «i frammenti anti-corpali si fanno solo nei casi veramente critici, anche se non hanno effetti collaterali», fa notare Ricci. Ciò detto non è comunque il caso che gli acerrimi amanti del “fai da te” corrano a procurarsi le preziose fialette per infilarsele nello zainetto. Anche non fossero soggette a deroga ministeriale, costerebbero una cifra: una sola fiala di frammenti anti-corpali costa circa 750 euro e questi farmaci sono a breve durante e nel giro di una stagione vanno in scadenza. È molto più semplice chiamare il 118 o andare in pronto soccorso. «Non esiste comunque pericolo di morte immediata e in ogni caso il decesso può solo verificarsi in casi molto particolari e mai prima che sia trascorso almeno un giorno», rassicura Ricci. Per avere altre informazioni on-line con questi specialisti del settore, c’è anche una e-mail: toxclin@hotmail.com.

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