venerdì, Aprile 19, 2024
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Un gruppo di ambientaliste boccia la costruzione dei porti di Manerba e Moniga Le donne contro il cemento

«Il Garda bresciano muore»

«Il territorio del Garda bresciano sta subendo continue aggressioni da parte delle amministrazioni pubbliche locali – afferma il Coordinamento donne, un gruppo di ambientaliste che si batte per fermare il degrado -. Il notevole calo delle presenze turistiche è l’inevitabile conseguenza». E il Coordinamento addita due esempi di stretta attualità, iniziando dall’ampliamento del porto del Torchio, a Manerba. «Ai componenti della Conferenza dei servizi – dicono – abbiamo inviato una serie di osservazioni. La relazione geologica è priva di riscontri relativi alle scelte tecniche e strutturali in relazione alle particolari caratteristiche dei substrati (fanghi). Il progetto non contiene il rilievo batimetrico delle acque interessate alle opere nè fa cenno al pescaggio massimo dei natanti abilitati all’accesso. Le palificazioni poste a sostegno di strutture fortemente sollecitate (gru di alaggio) mancano di idonee verifiche statiche sulla collaborazione con i substrati di infissione. Non c’è, insomma, una stratigrafia dei fondali, e manca l’indicazione della portata massima della gru in relazione allo sbraccio. Inoltre non si dà conto delle misure antinquinamento e antincendio adottate sugli impianti di stoccaggio e distribuzione dei carburanti». Le donne ambientaliste hanno inviato le loro osservazioni alla Soprintendenza, sottolineando come quel tratto di litorale sia rimasto l’unico sbocco a lago, in capo a via Belvedere, liberamente accessibile da uno spiazzo pubblico. In luglio sono state raccolte, in poche ore, 500 firme di bagnanti. Ed è stato chiesto al sindaco Isidoro Bertini di sospendere il progetto. Petizione inviata anche alla Conferenza dei servizi, ai consiglieri regionali e al presidente della Regione, Roberto Formigoni. «Nel ’96 – proseguono – il discutibile ampliamento del porto di Dusano fu giustificato con la necessità di non dover intervenire in località Torchio, assai più sensibile sotto l’aspetto paesaggistico. Perchè oggi le cose sono cambiate? E perchè si continua a negare l’evidenza (basta guardare il progetto) o a screditare la nostra petizione, facendo credere che le firme fossero contro la regolamentazione delle boe?». Il secondo esempio riguarda la costruzione del nuovo porto di Moniga, da 200 posti barca: «I costruttori privati – rammentano le donne del Coordinamento – potranno disporne per 35 anni prima di lasciarlo al comune, che penserà quindi a ristrutturarlo a sue spese quando sarà fatiscente. Intanto hanno già chiesto un ulteriore ampliamento. A nostro avviso sarebbe necessario ridurre la navigazione a motore, fonte di inquinamento di acque già malate, anzichè incentivarla. Non sono i porti che mancano, ma un ambiente più sano. Parametri richiesti da un turismo qualificato, che diserterà sempre più le nostre località». L’ultima annotazione riguarda «le immobiliari che continuano a fare incetta di terreni non ancora edificati (e non per trasformarli in parchi). Se si prosegue su tale strada, il degrado e il dissesto idrogeologico del lago di Garda sarà definitivamente completato. Mentre i cittadini sono preoccupati che le previste abbondanti piogge autunnali possano provocare allagamenti e danni, come negli ultimi anni, non c’è un’Amministrazione che dimostri la volontà politica di arginare il dissesto, impedendo la cementificazione di fossi, rigagnoli e canalette, o la loro trasformazione in depositi di materiali. Anzi, non si smette mai di deliberare nuove lottizzazioni». Chi voglia contattante le ambientaliste può inviare messaggi onternet all’indirizzo sosgardabs@libero.it.

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