lunedì, Giugno 30, 2025
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Dal 10 maggio i pullman potranno passare sotto il nuovo tunnel che collega Limone a Riva. Il presidente Cavalli: «Gardesana sicura, è la priorità»

La galleria aperta anche ai bus

Dal 10 maggio prossimo anche i pullman potranno attraversare la galleria sotto il Monte Rocchetta tra Limone e Riva, sulla Gardesana 45 bis. Il punto dell’intervento è stato fatto ieri dall’assessore ai Lavori pubblici della Provincia autonoma di Trento, Sergio Muraro che ha effettuato un sopralluogo. Muraro era accompagnato dai tecnici provinciali, dai rappresentanti della amministrazioni comunali interessate dalla viabilità dell’ Alto Garda e dai referenti delle imprese che stanno lavorando al completamento della galleria ed alla sistemazione, fino ai confini con il bresciano, dell’ arteria. Per quanto riguarda le piena fruibilità della galleria, una parte delle limitazioni al traffico (quelle legate alle altezze) rientreranno entro il 10 maggio prossimo. La presenza dei casseri di getto all’interno della galleria rendono infatti impraticabile la stessa per i pullman. Durante l’incontro, i responsabili dell’ associazione temporanea di imprese Collini-Oberosler hanno assicurato all’assessore il massimo impegno per anticipare di un paio di giorni la revoca della limitazione, in tempo utile cioè per non pregiudicare i flussi turistici attesi per la fine della prima decade di maggio. È stato definito anche il nuovo programma delle chiusure notturne. Nel periodo tra il 10 maggio ed il 20 giugno tutti i giorni lavorativi dalle ore 23 alle ore 7 del giorno successivo all’ interno della galleria di viaggerà a senso unico alternato (circolazione normale il sabato e la domenica). Se tutto procede come da programma, dal 20 giugno in poi – salvo ritardi al momento attuale non prevedibili e ad eccezione di saltuarie chiusure – si potrà tornare a circolare in entrambi i sensi di marcia. Sempre di 45bis si è parlato a Soiano in un incontro dei Lions di Garda, Valtenesi e Valsabbia. «La 45 bis è stata certamente trascurata per decenni – ha spiegato Alberto Cavalli, presidente della Provincia -. Due i caratteri essenziali: opera in regime di… monopolio (non esistono percorsi alternativi), e si trova sotto un fronte di rocce friabili. Risente dei suoi settant’anni. Oggi si temono incidenti. La stessa economia turistica comincia a risentire di tale precarietà. Non può essere lasciata in queste condizioni. «Per metterla in sicurezza occorrono almeno 300 miliardi di vecchie lire. Ma la volontà e le risorse sono sempre mancate. L’Anas non ha mai trovato i quattrini. Adesso ha garantito di avere inserito nel bilancio 2002 venti milioni di euro, allo scopo di realizzare una delle due gallerie naturali. Per ricevere i 300 miliardi occorrerebbe una legge finanziaria. Ritengo che la scelta di insistere per la messa in sicurezza dei tratti più critici sia appropriata. L’idea di un tunnel lungo, da Riva a Salò, snaturerebbe le funzioni turistiche. Prendere noi in carico la Gardesana? Lo Stato ha deciso di mantenere sotto la sua ala le arterie interregionali, quindi la 45 bis e quella di Valle Camonica». Alberto Cavalli e le strade. Il presidente della Provincia ha spiegato le linee della sua amministrazione ai soci di tre Lions (Garda occidentale, Valtenesi, Valle Sabbia), riuniti al «Monastero» di Soiano. C’erano parecchi sindaci (Diego Ardigò di Tremosine, Alessandro Bazzani di Gardone Riviera, Ambrogio Florioli di S.Felice, Isidoro Bertini di Manerba, Roberto Rossato di Soiano, Giancarlo Allegri di Padenghe) e assessori (Antonio Moro di Tignale, Maurizio De Giuli di Salò, Giovanni Momoli di Roè Volciano, Adelio Zeni di Puegnago), oltre ai presidenti dei tre club (Alberto Zaini, Pier Franco Leonzi, Roberto Scandella), al responsabile di circoscrizione (Leonida Mondadori) e al segretario generale della Comunità del Garda (Pierlucio Ceresa). Una panoramica a tutto campo, quella di Cavalli, vicepresidente (tra l’altro) della Società autostrada Brescia-Padova. Il presidente ha disegnato la situazione attuale, ricordando i 1600 chilometri di asfalto acquisiti («un patrimonio rilevante, ma assolutamente inadeguato alla necessità di muoversi») e i 2140 morti degli ultimi dieci anni, dal ’91 al 2001, con 63 mila feriti («un’ecatombe»). Ed eccoli i progetti, uno a uno. La nuova Brescia -Milano (Brebemi), che «ha superato in velocità le altre, forse per il meccanismo del project financing. Se i tempi saranno rispettati, verrà appaltata e realizzata fra il 2003 e il 2007». Il progetto è entrato in queste settimane nella fase di assegnazione dell’opera. La modernizzazione della tangenziale sud della città, leggi terza corsia, che «dovrebbe essere effettuata entro il 2007». La sp 19, da est a ovest, «dispone già di 300 miliardi. Può consentire il raccordo tra la Brebemi e l’ex statale 11 (per il cui completamento fino a Peschiera, detto per inciso, abbiamo messo a disposizione una decina di miliardi, assieme al comune di Sirmione). La 19 scorrerebbe a fianco del percorso dei treni, la così detta Alta velocità, che andrebbe da Lione a Kiev. E’ in atto il confronto con le Ferrovie». L’ autostrada della Valtrompia , finanziata dalla Serenissima, «è la cartina di tornasole della nostra amministrazione per giungere alla meta: 1240 miliardi sono già disponibili. Le ultime correzioni rendono più pesante la cifra». Per la Lenese «bisogna intervenire in diversi punti. Troppi gli incidenti, a causa degli innesti a raso, dei semafori, ecc. Per il 2002 previsti una ventina di miliardi. Si tratta di un primo intervento di ammodernamento». Quanto all’ex statale della Valsabbia , la 237, «stiamo lavorando con Dellai, presidente della Provincia autonoma di Trento, al miglioramento a nord di Ponte Caffaro. Loro sono disponibili a mettere quattrini con gli imprenditori di Tione». Il Sebino e la Valcamonica sono «martoriati da cantieri lungo la ex 510 Sebina e la statale 42 del Tonale che non si chiudono mai. Anzichè concentrarsi su un unico tratto, 10-15 anni fa l’Anas e il governo decisero di appaltare per piccoli lotti, allo scopo di dimostrare capacità di risposta alla popolazione. Tangentopoli, qualche stop del ministero dei Beni culturali e, soprattutto, il crollo degli investimenti pubblici hanno provocato la situazione attuale».

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