Nelle viscere del Lago di Garda, nel tratto compreso tra Riva e Torbole, si celano, da quasi 60 anni, i corpi degli ultimi soldati statunitensi morti in Italia durante la seconda guerra mondiale. Periti non sotto il fuoco nemico ma all’interno del loro mezzo anfibio inabissatosi nelle acque gardesane nella notte del 30 aprile 1945. Un gruppo di studiosi americani sta cercando di ritrovare i resti di quei 24 militari.La spedizione, guidata da Brett Phaneuf, ricercatore della Texas A.M. University, si pone l’obiettivo di individuare nelle profondità dello specchio benacense il mezzo militare, un Dukw da 25 posti, affondato una sessantina di anni fa durante la traversata notturna, in mezzo ad una bufera di vento e pioggia, del lago di Garda. All’interno del Dukw dovrebbero, secondo le previsioni degli scenziati statunitensi, trovarsi ancora in buone condizioni i resti dei 24 soldati della decima divisione montagna dell’ottantaseiesimo reggimento fanteria dell’esercito a stelle e strisce. Questo perché le caratteristiche (anche geologiche) del lago potrebbero averne favorito la conservazione durante tutti questi anni.Il team americano è giunto a Torbole qualche giorno fa e si è subito messo al lavoro. Ma dalle prime uscite non è emersa alcuna novità di rilievo. Fino a ieri mattina Phaneuf e i suoi collaboratori si sono avvalsi dell’appoggio della Reson Mediterranean, una ditta che opera in tutto il mondo nel campo dei rilievi e delle perlustrazioni sottomarine e che in Italia ha sede a Bologna. «Fino ad ora abbiamo scandagliato il tratto di lago antistante Riva e Torbole – spiega Fabio Morfea, tecnico della Reson Mediterranean in appoggio alla spedizione americana – e grazie al Multibeam siamo riusciti a tracciare una sorta di mappa tridimensionale dei fondali. Ad un certo punto abbiamo rilevato una figura squadrata che poteva assomigliare ad un mezzo. Abbiamo pensato al “nostro” anfibio o anche a qualche camion, visto che ci hanno detto che dovrebbe essercene almeno uno in fondo al lago. Ma con la telecamera dei vigili del fuoco abbiamo scoperto che si trattava di un semplice masso». Il lavoro di mappatura e ricostruzione morfologica di Morfea è terminato e oggi o domani, dall’Inghilterra, dovrebbe arrivare un piccolo robot subacqueo “esperto” di rilevazioni negli abissi marini e lacustri. «Si tratta del Remote Operative Veichle – spiega il capofila Brett Phaneuf – in gergo Rov, un veicolo filoguidato con cui speriamo di riuscire a rintracciare l’anfibio».Assieme agli studiosi statunitensi c’è anche il colonello Jeff Patton, addetto dell’aereonautica militare all’ambasciata americana a Roma. In pratica il promotore dell’iniziativa di ricerca. «Durante un ricevimento – spiega il colonello Patton – ho incontrato un amico che si interessa di ricerche di militari statunitensi disperi in guerra. Il quale mi ha raccontato la vicenda del Lago di Garda, del mezzo anfibio inabissatosi, causa il maltempo e l’eccessivo carico, pochi giorni prima della fine delle ostilità con tutto l’equipaggio tranne un militare, Thomas Hough, oggi 81enne, tratto in salvo dai militari di stanza a Riva nei pressi dell’Hotel Sole. Gli esperti del Cilhi (il laboratorio che si occupa dell’analisi dei resti dei dispersi) hanno studiato la conformazione del lago di Garda. Grazie alle basse temperature e al ph basico i resti dei 24 militari dovrebbero essere in buone condizioni. Una volta chiesti ed ottenuti, a voe, i permessi delle autorità italiane ad effettuare le ricerche siamo partiti con la spedizione. Che durerà fino alla fine del mese. Ovviamente confidiamo in un esito positivo delle ricerche. Il nostro obiettivo è trovare ciò che rimane di quei 24 soldati, in maniera da recuperarli, se possibile, e darne degna sepoltura in terra americana o al cimitero di Firenze dove riposano in eterno tutti i militari statunitensi caduti in guerra a nord di Roma».