venerdì, Ottobre 11, 2024
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Un programma sperimentato, nato dall’ispirazione e dalla grande passione di un magistrato paraplegico, Michele Duse

A vela contro l’handicap

«Eos» la vela per tutti è un messaggio, un po’ come dire «ecco un nuovo giorno per tutti». Perché «Eos», termine del greco antico che significa «aurora», designa un’associazione che dal 2000 ha un modo proprio, e singolare, per aiutare chi ha problemi motori e recuperarsi alla vita che, a volte, un paraplegico percepisce come «persa a metà».Ci vuole costanza e caparbietà e infatti quelli di «Eos» si incontrano sempre, per tutto l’anno, ogni sabato, anche oggi, alle 13,30 al Circolo nautico Brenzone (Cnb) di Castelletto. Il loro maestro è Valerio Pighi, velista da sempre, amico del fondatore di «Eos», il giudice paraplegico Michele Dusi che non accettò mai limitazioni dalla malattia e il cui nome campeggia sugli scafi e le vele di «Eos». Pighi è puntuale all’incontro con la sua ciurma, in quell’angolo ridente di Brenzone che guarda la parete di Piove e Tignale (Brescia), un capolavoro di rocce calcaree.Il lago, basso, svela caverne altrimenti note solo ai sub. Una meraviglia di mondo, oltre il lago davanti a Brenzone, e che Pighi, ancora una volta, ha fatto scoprire a una nuova «allieva», spiegandole come condurre la barca manovrando timone, vele, scotte, sfruttando il vento, seguendo le correnti.Lei ha 15 anni ed è di Verona, reduce da due mesi di coma a seguito d’aneurisma cerebrale, ma con problemi non evidenti. Su un’altra barca c’è Loris Della Vecchia, 38 anni, di San Giovanni Lupatoto. «Lui è un campione», rileva Valerio Pighi. «Si è classificato primo nel “Vw Cup 2007”, il campionato sponsorizzato da Volkswagen tra maggio e agosto e voluto da Eos. Vi hanno partecipato sei cabinati J 24, ognuno manovrato da un disabile che sta al timone comandando un equipaggio di quattro normodotati, compreso l’armatore».Infatti “Eos” è una équipe. Una grande famiglia. La Fondazione Cariverona ha permesso l’acquisto delle imbarcazioni, Claris Vita sponsorizza l’istruttore, le braccia sono di volontari che permettono agli equipaggi di uscire in sicurezza: fisioterapisti, velisti volontari e Thomas, 17 anni, e Caterina, 22, figli di Pighi, che aiutano nella salita e discesa e, facendo spola su un gommone tra le due barche di «Eos», tengono i contatti con papà «il capo». In caso d’emergenza, possono raggiungere in pochi minuti un ospedale.Al rientro c’è spossatezza perché a bordo si lavora. «In barca si deve stare eretti col busto e a usare i muscoli per l’equilibrio», spiega Pighi. «Lavoro che chi ha problemi motori potrebbe fare solo in palestra o col fisioterapista. Qui invece e l’ambiente ad aiutare, naturalmente ».[FIRMA]

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