Il giallo sembra risolto. Il killer, perlomeno, è individuato. È la proliferazione algale infatti ad aver causato la morte dei pesci nel lago delle settimane scorse, quando a centinaia si sono riversati esanimi sulle rive e sulle spiagge. Provenivano quasi tutti dalla sponda bresciana, dalla zona da Sirmione a Moniga, per questo quelli che giungevano sulla sponda veronese, trasportati dalle onde, erano già in stato di decomposizione.Si trattava soprattutto di scardole, una specie che vive nell’acqua bassa vicino alla riva, ma anche cavedani e qualche carpa. Oggi la manifestazione più acuta della morìa si è quasi esaurita; ma sulle cause si apre una vasta riflessione sullo stato di salute delle acque del Garda. Nel frattempo, sono anche arrivati i risultati ufficiali degli esami eseguiti su alcuni campioni prelevati dalle Polizie provinciali di Brescia e Verona e consegnati all’Istituto Zooprofilattico di Brescia. Loris Alboralli, direttore del centro diagnostico, spiega: «L’esito definitivo degli esami ha stabilito che la causa di morte è di natura meccanica e non è quindi legata a presenza di virus. Si è determinato un danno branchiale ai pesci per la presenza di alghe che si sono attaccate alle branchie e ne hanno impedito la respirazione. Così i pesci sono morti per soffocamento». Continua poi: «In funzione di questo, alcuni soggetti hanno poi sviluppato delle infezioni caratterizzate da batteri opportunisti quali “Aeromonas”. Quindi sono stati confermati i sospetti iniziali: non è una epidemia scatanata da virus, bensì il motivo di morte è legato alla condizione ambientale. E’ un fattore stagionale, che si è ripetuto anche negli anni scorsi e che già l’anno scorso si era evidenziato, divenendo quest’anno ancora più massiccio».Punto e a capo: non sono stati quindi i pescatori, categoria su cui si era anche da principio puntato il dito, a gettare pesci morti catturati con le reti. Soluzione più facile che non avrebbe aperto il capitolo sullo stato delle acque del lago, come invece alla luce dei fatti, l’esito degli esami inevitabilmente obbliga a fare.Lo sottolinea anche l’assessore provinciale all’ecologia, Luca Coletto, il quale dice: «Questi esiti vanno a confermare i dati rilevati negli anni scorsi: sulla sponda bresciana l’inquinamento è molto più alto che in quella veronese e poi tutto finisce per essere ammassato al depuratore di Peschiera. Ora chiedo una verifica dello stato delle cose alle Arpav di Verona e Brescia e poi valuteremo con precisione».Interviene anche il presidente di Legambiente, Michele Bertucco, il qaule a propria volta sottolinea: «I risultati confermano ciò che la nostra associazione denuncia da 20 anni: un eccessivo scarico organico nel lago, dovuto agli scarichi fognari e al malfunzionamento del collettore. Legambiente chiede che sia fatto un controllo dagli enti competenti, in particolare nella sponda bresciana, da cui ci giungono segnalazioni di continue tracimazioni. Bisogna intervenire in modo forte e tempestivo per il Garda, che sta ormai andando verso la deriva di una alterazione dell’ecosistema».
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L’istituto zooprofilattico di Brescia ha concluso gli esami sulla morìa e ora è nel mirino proprio l’inquinamento sulla sponda ovest