Alla base di tutto, si pone la disponibilità personale dei volontari e la loro capacità di mettere a disposizione della collettività giorni di ferie o giorni festivi. Senza questa premessa non potrebbe stare in piedi il servizio antincendio boschivo, gestito dalla Comunità Montana all’interno del Parco dell’alto Garda bresciano: 38.000 ettari di terra, in buona parte boscata, specie nelle aree montane. Un’area ad alto rischio, come purtroppo gli incendi del passato stanno a ricordare. E il servizio affonda le radici proprio nel servizio dei volontari. La prima riflessione che emerge, a margine dell’importante esercitazione di protezione civile antincendio boschivo approntata lo scorso fine settimana nell’entroterra di Gargnano, paese centrale nel territorio della Comunità montana Parco dell’alto Garda, è proprio questa. In linea con questa la riflessione, basilare, se ne raccolgono altre tra gli addetti ai lavori, che hanno partecipato alla “tre giorni” di aggiornamento tecnico messa in calendario dalla Comunità Montana stessa, all’interno della quale il referente per questo settore è Sergio Castellini, e dalla regione lombardia. Impegno personale, quindi, quale fattore imprescindibile che, se mancante, farebbe cadere tutto. A meno che non si pensi a prestazione d’opera retribuita: in questo caso il discorso prenderebbe altri risvolti, certamente ancora meno positivi. La Comunità Montana — tenuta per legge a coordinare l’intervento in caso di incendio boschivo sul suo territorio — può contare su alcuni gruppi di volontariato con i quali ha stipulato una convenzione che ne regola l’operatività in caso di incendio boschivo. In complesso, al massimo della disponibilità, gli uomini che possono essere impiegati sono poco più di 210. Sono distribuiti tra associazioni che hanno la loro sede nei diversi comuni altogardesani: volontari del garda (Salò, Gargnano, Valvestino), Nono Comprensorio (toscolano maderno), Tignale Soccorso, Volontari di Tremosine. A questi si accostano i gruppi che fanno capo all’ANA Monte Suello di Salò: Limone, Vesio, Gargnano, Toscolano Maderno, Valvestino, Magasa, Gardone Riviera. «Gli oltre 200 volontari non percepiscono retribuzione in denaro — chiarisce Sergio Castellini — anzi, se sono lavoratori dipendenti, solitamente devono ricorrere a giornate di ferie, salvo accordi con i datori di lavoro». Resterebbe un’altra possibilità: il ricorso alla precettazione, che prevede anche qualche rimborso spese, ma è una strada poco praticata e poco praticabile. Per cui, quando si procede ai rimborsi spesa, questi sono devoluti forfetariamente ai gruppi di appartenenza. Quanto ai volontari, questi si giovano almeno della copertura assicurativa pagata dal loro gruppo (in qualche caso con i soldi raccolti dai volontari stessi grazie a qualche iniziativa) con integrazione della copertura da parte della Comunità Montana, che provvede anche a garantire le spese vive: benzina, viveri, test medici. Il programma di investimenti prevede la fornitura di attrezzature: vestiti di sicurezza, caschi, tute, forniti alle associazioni che hanno aderito al protocollo di intesa con la Comunità Montana. Un servizio, quello antincendio boschivo, basato massicciamente sul volontariato, quindi, e con un aspetto che preoccupa: l’età dei volontari. Il tasto è dolente e vede due realtà piuttosto distinte. I comuni dell’alto lago (Limone, Tremosine e Tignale) registrano una partecipazione giovanile più accentuata. Per gli altri Comuni, la forza è garantita soprattutto da gente di esperienza e che ha qualche primavera in più sulle spalle.