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Il regno longobardo «rivela» i suoi segreti

Aperta la mostra

Al Museo Bergomi di Bergomi è aperta da ieri la mostra «Longobardi nel Bresciano – Gli insediamenti di Montichiari». Si tratta della prima vetrina dedicata ai risultati della pluriennale attività di scavo degli insediamenti di età longobarda del territorio ed in particolare del grande cimitero di Monte San Zeno, dove sono state portate alla luce 330 tombe. Le attività di scavo e di recupero sono state realizzate dai volontari del Gam, acronimo di Gruppo archeologico monteclarense. La mostra rimarrà aperta sino a fine anno e costituisce la seconda fase del progetto «Longobardi in territorio di Brescia» avviato con il convegno di Leno del 2005, ideato da Angelo Baronio e promosso dalla Fondazione Dominato Leonense. Ieri, in occasione dell’inaugurazione svolta alla presenza dell’assessore regionale alla Cultura Massimo Zanello sono state presentate le relazioni scientifiche di Claudio Azzara dell’Università di di Salerno e di Andrea Breda.Entrambe le ricerche confermano che Brescia fu una delle città più importante del regno longobardo. Fu scelta come sede di uno dei suoi 36 ducati. Re Rotari (già duca di Brescia), nel 643 emanò il celebre Editto, scritto in latino. In esso trovarono per la prima volta posto le leggi longobarde.L’ultimo regnante longobardo fu Desiderio, che passò alla storia per aver costruito due monasteri benedettini: uno a Leno e un secondo in città (l’attuale Santa Giulia), e che ospita oggi un importante museo di grande richiamo. Qui il Manzoni ambientò la tragedia in versi dell’Adelchi.

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