venerdì, Maggio 3, 2024
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L’apertura della galleria tra Rovereto e Torbole ha «spezzato» la piena Lungo l’Adige ancora smottamenti, crolli di sponde golenali ed erosioni

Bassa salvata dal lago di Garda

Sull’Adige si continuano a fare i conti con piene da record, erosioni, smottamenti e paura. Dopo una notte passata dai tecnici del Magistrato alle acque e dalla Protezione civile a tenere sotto costante osservazione i punti critici del percorso del fiume, ancora ieri nella Bassa si stavano attendendo onde dal carattere eccezionale. Eventi sempre più preoccupanti, visto che la capacità di contenimento delle acque degli argini sta via via diminuendo, anche se almeno per quanto riguarda la piena passata nella notte fra venerdì e sabato il Veronese ha potuto contare su un aiuto decisivo. L’apertura della galleria Adige-Garda, che collega il fiume al lago nel tratto Rovereto-Torbole, decisa venerdì alle 18 dalla Protezione civile della Provincia autonoma di Trento ha infatti permesso di far defluire 100 metri cubi al secondo di acqua ma soprattutto ha consentito di spezzare il ritmo della piena grazie alle turbolenze nell’Adige provocate dalla condotta. «Ancora una volta», conferma infatti l’Ufficiale idraulico del Magistrato alle acque Gianni Sambugaro, «la galleria del Garda si è dimostrata essere una valvola di sicurezza formidabile che è in grado di salvare dalle acque dell’Adige non solo la città di Verona ma anche il Basso Veronese. Un effetto che si realizza grazie alla capacità di richiamo delle acque della condotta che riesce a scompaginare la discesa del fiume». Se la piena notturna, sicuramente la più alta degli ultimi giorni, è passata senza grossi danni, se non il peggioramento delle situazioni di crisi già note con crolli di argini golenali ed erosioni di golene, durante la giornata di ieri la situazione è però peggiorata soprattutto perchè sono via via diventati sempre maggiori i casi in cui le piante cresciute all’interno dell’alveo venivano sradicate e portate via dalla corrente. Una situazione, questa, particolarmente preoccupante visto che quando gli alberi se ne vanno portano con sè consistenti porzioni di terreno arginale aprendo la via all’acqua che può creare erosioni consistenti nelle sponde. L’arrivo in tarda mattinata della successiva ondata di piena ha infatti per esempio incrementato lo sfiancamento dell’argine maestro a Scardevara di Ronco all’Adige e, poco più a valle, provocato smottamenti sempre più consistenti della golena che nel giro di poche ore si è ridotta di vari metri tanto che gli alberi di mele che vi erano piantati stavano sparendo fila per fila. Il tutto mentre subivano un lento ma progressivo degrado anche le situazioni degli altri punti critici, ormai oggetto di presidi continui, a Porto di Legnago ed a Nichesola e Begosso di Terrazzo. «Sia il Magistrato alle Acque che la Protezione civile», spiegava ieri mattina Sambugaro, «sono pronti ad intervenire in caso di necessità. Purtroppo però restano ancora da valutare gli effetti delle condizioni climatiche in atto. Mentre stiamo fronteggiando questa piena, in Trentino sta infatti continuando a piovere e, se questa situazione continuerà a lungo ci troveremo la prossima notte, o domenica, a dover fare i conti con nuovi innalzamenti del livello delle acque». Una situazione che si sta ripetendo da giorni e che rende sempre più consistenti i pericoli visto che l’acqua può arrivare a valle a bacini sempre più saturi. Sta diventando pertanto sempre più problematico il suo contenimento da parte di arginature che, imbevute da piogge continue e sottoposte a continue pressioni, hanno in vari punti una consistenza ormai ridotta. Luca Fiorin

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