Viva la montagna! Il grido si amplifica in tutta la Lombardia, dal Pirellone le onde sonore si insinuano in Valsabbia e, rimbalzando fra i solchi di fiumi e torrenti, tornano a Milano. Ma l’eco, in questo caso, non riflette servile: dissente. «Si fa un gran parlare della montagna e dei suoi problemi di sempre – afferma Gianantonio Girelli, da un lustro presidente della Comunità Valsabbina -. Agevolazioni per tutti, attenzione alle peculiarità del territorio, miliardi a volontà… sport e turismo, famiglia ed imprese, viabilità, scuola… da qualche settimana i rappresentanti della Regione si adoperano a far credere che, nei prossimi anni, tutto ciò per cui stiamo combattendo da tempo possa essere risolto senza problemi». Ci siamo: partono le «bordate» della controffensiva politica. La voce del Pirellone viene smentita dagli uomini del centro-sinistra che non condividono i punti di vista degli avversari politici. Nei giorni scorsi, come da prassi preelettorale, gli uomini di Formigoni hanno moltiplicato gli incontri con l’elettorato del Polo. A Vestone, la settimana scorsa, è stato il turno di Giuseppe Romele, presidente del Comitato della montagna, che ha esposto a forzisti e simpatizzanti le ragioni della Regione e le prospettive. Forse che Girelli non è contento della Legge 10, decantata proprio in quell’occasione, capace secondo alcuni di dare una «smossa» alla cronica carenza di fondi registrata dalle valli alpine? «Proprio di quella mi preoccupo – spiega il presidente della Comunità montana, eletto in una coalizione di centrosinistra – e non tanto per la manciata di miliardi che raggiungeranno il territorio. La mia impressione è che al centralismo romano si stia sostituendo quello milanese, non posso che dissentire». Ci spieghi meglio. «Gli articoli 3, 4 e 49 di quella Legge, di fatto, legano le mani agli Enti che agiscono direttamente sul territorio – continua -. I progetti e gli interventi, che vengono deliberati dalle Comunità montane, devono ottenere il parere favorevole della Regione che li valuta in base alla sua programmazione. Corriamo il rischio di starcene qui a fare i “passacarte” per ciò che viene deciso a Milano. Come non bastasse è previsto che i fondi che la Regione ci trasferiva come entrate ordinarie (per la Valsabbia circa 700 milioni), verranno dirottati su progetti pilota. Se è così non sembra possibile far quadrare il bilancio, neppure per le spese di gestione ordinarie della Comunità». Girelli non si limita a controbattere sulle formazioni legislative: «Certi forzisti “sparano” sulla necessità di rappresentanza politica “montanara” negli organismi centrali, non condivido. Abbiamo bisogno di certezze: applicazione del principio di sussidiarietà che rispetti le autonomie locali, entrate sicure senza i marchingegni formali di chi vuol controllare da lontano». «Poi – conclude – andiamo pure a vedere chi nel passato, da “fuori”, ha rappresentato le nostre valli: sono gli stessi che ora gridano… al lupo».
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Viva la montagna! Il grido si amplifica in tutta la Lombardia, dal Pirellone le onde sonore si insinuano in Valsabbia e, rimbalzando fra i solchi di fiumi e torrenti, tornano a Milano.
Braccio di ferro politico sulle leggi della montagna
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