lunedì, Gennaio 20, 2025
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Agli arresti domiciliari anche due consiglieri d’amministrazione: 22 le famiglie coinvolte

Coop Gardenia: il «cervello» è finito in carcere a Como

Le chiavi di casa non sono arrivate e non esiste ancora una data certa per la loro consegna. Ci sono però novità sul fronte giudiziario per le 22 famiglie lonatesi che si erano affidate alla cooperativa Gardenia per avere finalmente un appartamento in proprietà. Purtroppo, mentre le case erano quasi ultimate nella bella zona collinare del Santuario di San Martino, nel giugno del 2000 la cooperativa viene posta in liquidazione coatta amministrativa con sentenza del Tribunale di Como. Ad aprile di quest’anno le case (16 appartamenti e 6 villette a schiera) sono state completate, ma i soci che nel frattempo avevano anticipato somme più o meno cospicue (chi 50, chi 70 milioni, chi addirittura 200) decidevano di tutelare i propri interessi rivolgendosi all’avvocato lonatese Davide Badinelli Proprio il legale, che tiene i contatti con la curatrice fallimentare della cooperativa, ha informato i rappresentanti del gruppo di famiglie delle ultime iniziative intraprese proprio dalla magistratura di Como (la cooperativa Gardenia aveva infatti sede in questa città, pur avendo avviato cantieri in diversi comuni della Lombardia). Lo scorso 19 settembre, a seguito dell’inchiesta per la bancarotta di alcune cooperative edilizie – in tutto 27 -, è finito in manette Luciano Lollusa. L’uomo sarebbe legato, direttamente o indirettamente, al fallimento di alcune cooperative sparse tra le province di Brescia, Como e Varese. Il sostituto procuratore Claudio Galoppi ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per Lollusa che, oltre alla bancarotta fraudolenta, è accusato di reati societari tra cui falso in bilancio e false comunicazioni sociali. La Guardia di Finanza avrebbe chiarito il meccanismo fraudolento utilizzato dall’imprenditore, mai ufficialmente presente negli atti della cooperativa, per mettere in ginocchio decine di ignari acquirenti. Insieme a Luciano Lollusa sono finiti agli arresti domiciliari Alessandro Franchini e Massimo Grignani, consiglieri di amministrazione della cooperativa Gardenia. Anche per loro le accuse sono di bancarotta fraudolenta, falso in bilancio e fatture false. «Seguiamo con molta apprensione il corso delle indagini – spiega Donatella Gallerini, una delle referenti delle famiglie coinvolte nel fallimento – auspichiamo che venga fatta al più presto piena chiarezza sulle responsabilità personali e che i problemi possano rapidamente trovare una soluzione positiva per noi». Tutta la storia era cominciata quando la cooperativa edile Gardenia, con sede a Como, aveva stipulato, come altre imprese, una convenzione con il Comune di Lonato per realizzare case in un’area collocata tra il Santuario di San Martino e la località Pozze. Un intervento edilizio consistente con alcune centinaia di locali. Il cantiere lonatese della Gardenia prevedeva in particolare 22 alloggi per un costo 4 miliardi 342 milioni. Altri cantieri della cooperativa erano aperti a Fino Mornasco (Como), Canzo (Como), Comerio (Varese) e Urago d’Oglio. Sempre la Gardenia faceva parte del più ampio Consorzio Fidal scrl, insieme ad altre sette cooperative. Quattro di queste e il Consorzio stesso, secondo la memoria storica del legale dei soci, sono state messe in liquidazione coatta amministrativa. La Gardenia risultò tra l’altro anche esclusa dal contributo di edilizia residenziale pubblica della Regione, non avendo ottenuto un adeguato punteggio.

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