L’Alta velocità è un tema in agenda nei prossimi anni la cui realizzazione potrebbe cambiare sensibilmente l’aspetto del paesaggio atesino. Una prima risposta è venuta dalla zona trentina. «Ci siamo battuti», ha spiegato Roberta Mabboni «per una collocazione più a nord del tracciato dell’Alta velocità che, come era stato progettato, avrebbe tagliato in due il nostro territorio rovinando una importante zona viticola. In questa operazione abbiamo coinvolto anche il Fai (Fondo ambiente italiano) che gestisce il castello di Avio e sembra che, almeno per il Trentino, la linea sia spostata dalla riva destra alla sinistra: da Avio a Peri. C’è comunque il reale pericolo che di fronte a queste scelte non ci chieda niente nessuno e invito le associazioni ambientaliste a farsi portavoce in sede nazionale anche dei tanti problemi che coinvolgono i piccoli comuni». «Sono grossi problemi per le amministrazioni locali», ha sottolineato Michele Bertucco. «Le Ferrovie progettano sovrappassi, gallerie, viadotti e poi chiedono i fondi statali. Viene saltata a pié pari la valutazione dell’impatto ambientale. L’attenzione a livelo nazionale c’è: bisogna operare uno sforzo perché esca dagli operatori sul territorio, associazioni ed enti, una voce unica». «Se così no fosse», ha commentato Luca Manzelli «per noi sarebbe un disastro. Le Amministrazioni della valle di fronte alla realizzazione del progetto dell’Alta velocità non partono da zero: si dovrà lavorare attorno a uno studio di fattibilità per una soluzione che deve essere considerata nel contesto ambientale di tutto il comprensorio».
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Alta Velocità. In Trentino è stato coinvolto anche il Fai per spostare la linea che avrebbe sconvolto il territorio. Un appello per riuscire a far fronte comune e difendere gli interessi dei piccoli paesi