giovedì, Settembre 28, 2023
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Due cuori, un bacio, il tuffo nel lago gelato

Sono le cinque e mez­za del­l’al­troieri. La notte can­cel­la un po’ alla vol­ta i det­tagli e si prepara ad ingoiare anche le sagome. La ori­en­tale è una riga lumi­nosa: sono i fanali del­la mac­chine che sal­go­no da Mal­ce­sine ver­so Tor­bole. Il cus­tode del­la Fraglia, get­tan­do un’oc­chi­a­ta dis­trat­ta ver­so il molo ester­no, reg­is­tra il con­sue­to don­dolare degli alberi dei cab­i­nati all’ormeg­gio, ed osser­va subito oltre, sul cor­ri­doio di cemen­to, due ragazzi gio­vanis­si­mi, tan­to ragazzi e gio­vani da non aver nem­meno la patente e l’au­to da nascon­dere un po’ di tenerezze. Non ci fa caso e tor­na al suo lavoro. Non se ne ricorderebbe nem­meno, se ver­so le sette non facessero il loro ingres­so nel locale a pianter­reno del glo­rioso sodal­izio veli­co, i due bag­nati come pul­ci­ni, infred­doliti, in cer­ca d’u­na sos­ta all’a­s­ciut­to pri­ma di affrontare la tra­ver­sa­ta ver­so casa. Era accadu­to che lui, tra­volto nel­la malia ancor nuo­va del milles­i­mo bacio, non ave­va fat­to caso alle dimen­sioni del pon­tile che, un po’ bag­na­to, un po’ vis­ci­do di quel mus­chio ver­das­tro, l’ha tra­di­to. Men­tre piom­ba­va ver­so il vuo­to, s’è aggrap­pa­to istin­ti­va­mente all’u­ni­ca cosa che si potesse affer­rare, ed era lei. Così se l’è tira­ta dietro. Han­no infi­la­to con pre­ci­sione lo spazio fra due prue, ed è fini­ta lì. L’ac­qua è tan­ta da coprire i sas­si. Tiratisi su sono tor­nati a casa. Il giorno dopo han­no recu­per­a­to sul fon­do occhiali e tele­foni­no di lei. Gra­zie, ragazzi. Finchè suc­ce­dono cose così, si può sor­rid­ere al domani.

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