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"Villa Alba? Riprenderemo presto il discorso", assicura il sindaco di Gardone Riviera, Alessandro Bazzani, rispondendo a una interpellanza di Alfredo Mantica, capogruppo del Polo e senatore di An.

Gardone scende in campo in difesa di Villa Alba

“Villa Alba? Riprenderemo presto il discorso”, assicura il sindaco di Gardone Riviera, Alessandro Bazzani, rispondendo a una interpellanza di Alfredo Mantica, capogruppo del Polo e senatore di An. “I privati non hanno eseguito tutte le opere, quindi sono carenti. Vedremo di chiudere la questione in tempi brevi”.Una storia lunga, quella del monumentale edificio costruito agli inizi del secolo dai Langensiepen, una famiglia di facoltosi industriali metalmeccanici tedeschi proprietari (a Gardone e a Gavardo) di 70 mila metri quadri di vivai, che permettevano loro di esportare in Germania e in Austria piante mediterranee, acclimatate sul Garda. La villa, a due piani, avrebbe dovuto essere ispirata all’antica Grecia; tanto che il progettista, l’architetto Shafer, fu mandato ad Atene per approfondire la conoscenza degli ordini e dei moduli classici. Ecco quindi il parco, le colonne, le cariatidi, i frontoni, le cornici, il giardino d’inverno coperto da un lucernario, il gruppo marmoreo delle Grazie, poi trasferito.Nel 1916, le proprietà dei tedeschi vennero requisite, e la villa destinata all’alloggio di famiglie di profughi: arrivavano da Limone, località alllora al confine col territorio dell’Impero austroungarico. Poi acquistata dalla Saffa (la fabbrica di fiammiferi la utilizzava come colonia per i figli dei dipendenti), è stata successivamente rilevata dal Comune, che vi ha ospitato per molti anni l’Istituto professionale alberghiero.Dopo alterne vicende, nell’ottobre ’88 si è deciso di affidarla in gestione alla Bagaglino, la società delle vacanze creata dal valsabbino Mario Bertelli, lo stesso della Centocase di Bedizzole e dei villaggi in Sardegna, a Chamonix e Madonna di Campiglio. Durata della convenzione: 16 anni. Quindi fino al 31 dicembre 2005.Bertelli si impegnò “a destinare il complesso ad attività congressuale, in via prioritaria e prevalente, da settembre a giugno, e ad allestire, nel periodo rimanente, spettacoli culturali e artistici, realizzare una scuola di formazione per il personale giovane da avviare verso le nuove forme di animazione turistica, organizzare manifestazioni attraverso il gemellaggio con Porto Cervo, Venezia e Marbella, preparare programmi televisivi e di spettacolo per conto di reti tv”, trasferendo inoltre qui (da Milano) la sede centrale del gruppo. Anziché pagare l’affitto di 45 milioni annui, l’imprenditore avrebbe eseguito una serie di lavori, quantificati m 852 milioni.Nel dicembre ’96, visto che non tutte le opere stabilite nelle convenzione erano state ultimate, il Comune incaricò il geometra Battista Gibellini di redigere una perizia, quindi siglò con la Bagaglino un protocollo di intesa per chiudere la vicenda. La società si sarebbe insomma impegnata a costruire un ascensore (per eliminare le barriere architettoniche) e a collocare un generatore. Spesa: 88 milioni e mezzo. Ma la commissione edilizia ha successivamente bocciato il progetto, che non è più stato ripresentato.Mantica ha espresso critiche sulla bontà dell’intera operazione, che avrebbe dovuto contribuire al rilancio del turismo. “E invece il tornaconto è stato solo del privato”, ha commentato il senatore. Bazzani si è impegnato a trovare una soluzione anche per quanto riguarda le fìdejussioni scadute (una di 85, l’altra di 400 milioni), stipulate dalla Bagaglino con “La Viscontea”.

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