sabato, Dicembre 14, 2024
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Alla ricerca delle fonti per scrivere la storia della Repubblica di Salò

Gli atti di un convegno

Gli interventi al convegno svoltosi a Salò nei mesi scorsi «Le fonti per la storia della Rsi», è diventato un libro. Lo ha pubblicato l’editore Marsilio di Venezia nella collana Ricerche ed è stato curato da Aldo G. Ricci (96 pagine, 9 euro).Ricci, sovrintendente all’Archivio Centrale dello Stato e autore di numerose pubblicazioni sulla storia contemporanea, scrive nella prefazione che, sino alla fine degli anni Ottanta, la Repubblica Sociale Italiana «ha rappresentato una sorta di “buco nero” nel panorama della storiografia italiana».Il volumetto, introdotto dalle pagine firmate dal sindaco di Salò, Giampiero Cipani, dal presidente della Provincia, Alberto Cavalli e dalla dirigente ai Beni culturali della Regione Lombardia, Ornella Foglieni, si articola nei saggi di: Luigi Ganapini (Sulla Rsi: percorsi di ricerca particolarmente accidentati), Marco Tarchi (L’esperienza della Rsi nella memorialistica recente dei reduci), Simonetta Bartolini (La memoria rimossa: voci e atmosfere della Rsi), Aldo G. Ricci (Governo e amministrazione nella Rsi: fonti istituzionali e prospettive di ricerca), Aldo Giannuli (Il clandestionmo fascista); le conclusioni sono di Giuseppe Parlato.I contributi rilevano come si possa fare storia di quel periodo non solamente attraverso la documentazione tradizionale, ancora in larga parte inedita, ma anche utilizzando la memorialistica dei reduci o quella letteraria che dal 1945 ha preso spunto dalle vicende della guerra civile.Il prof. Parlato, nella conclusione, traccia anche un programma di lavoro nell’auspicio che il Centro studi e documentazione di Salò sul periodo storico della Repubblica Sociale Italiana proceda all’analisi a tappeto della memorialistica presente nei giornali neofascisti del periodo 1945-1960.«Vi si troverebbero certamente molte cose superate, ma forse ne emergerebbe un quadro interessante non soltanto sotto il profilo storico, ma anche sotto quello umano – scrive -. Cosa ricordavano, cosa selezionavano nel ricordo i fascisti dopo la resa dei conti del 1945 può essere interessante per comprendere a cosa mirassero nel quindicennio successivo alla guerra, quali prospettive politiche ritenevano di avere e soprattutto quale tipo di memoria storica intendevano fosse salvata e, di conseguenza, quale impostazione storica della Rsi e del fascismo intendevano fosse affidata alle generazioni future».

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