domenica, Aprile 28, 2024
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L’Associazione che riunisce gli amatori della lenza lancia accuse: traffico, rumore e troppi« furbi». L’esito: sempre meno prede all’amo

Gli sportivie i «pro» divisidalle prede

di La cooperativa precisa: «A dicembre quando i lavarelli sono in riproduzione, i pescatori professionisti raccolgono le uova e con l’aiuto delle guardie provinciali, le portano nelle campane dell’incubatoio di Bardolino, così dopo qualche mese sono pronti per essere seminati nel lago, quindi non siamo certo noi a non occuparci della riproduzione del pesce». «Hanno ragione però gli sportivi: le alghe buone sono sparite e non c’è più l’habitat per la frega e il nascondiglio dei piccoli dai predatori».Ragnolini racconta come la guerra tra pescatori professionisti e sportivi, che l’anno scorso aveva portato anche a lanci di sassi tra dilettanti a riva e professionisti sulle barche al momento della posa delle reti, sia ormai a livelli di tensione insostenibili: «A Malcesine non sono più andato a mettere reti per le continue minacce degli sportivi: mi aspettavano a gruppi e una sera mi hanno detto che se tornavo il giorno dopo mi avrebbero aspettato con una pistola. Così non vado più a pescare nell’alto lago». Un altro professionista: «Quando gettiamo le reti c’è sempre qualcuno di loro che si mette a litigare o a tirarci sassi: non si può più vivere così».E ancora i motoscafi: «I rombi dei motori spaventano i pesci mentre la prima regola per una buona pesca, è il silenzio». Ragnolini aggiunge: «I professionisti sono stati messi sullo stesso piano degli sportivi: è mai possibile?Loro stanno lì per ore, come si fa a sapere poi quanto pesce hanno preso? La caccia è molto più regolamentata della pesca sul lago».A.S. I professionisti della «Cooperativa fra pescatori di Garda» rispediscono al mittente le polemiche, ma confermano alcuni dati dei dilettanti. «Da che pulpito arrivano le critiche, non devono fare confronti con i pescatori professionisti che vivono con il mestiere della pesca. In più di un caso», spiega Emma Bertasi, segretaria della Cooperativa, «i dilettanti vengono ad offrire a noi la vendita dei lucci pescati. Per ogni luccio preso da noi, loro ne hanno pescati a tonnellate, mentre noi ogni giorno appendiamo un cartello in negozio che indica il numero di pesci da pescare. Questo per limitare la cattura quando non c’è la vendita». Poi conferma: «È da febbraio che non arriva un luccio in negozio. Nel maggio 2006 è stato pescato il 4 per cento dei lucci pescati nello stesso periodo del 2005 e 2004». Poi aggiunge: «Come dice il nome, i dilettanti dovrebbero farlo per diletto e non per commercio, mentre a noi risulta che nei ristoranti di Bardolino, si cucinino lucci venduti dai dilettanti». «E’ una bufala», aggiunge Stefano Ragnolini, «che con le reti si prendano i lucci in quantità enormi, perchè i lucci di notte non si muovono, invece è proprio con le canne che si pescano. I dilettanti attualmente pescano carpioni che in questo periodo è proibito». Altro esempio: «Dal primo al 6 luglio e tutti i martedì e sabati ci è proibito pescare sardine, rimangono così 18 giorni in un mese che poi si riducono a 15 se c’è qualche temporale di mezzo».A.S. Manca il pesce nel lago, in particolare il luccio che si sta quasi estinguendo. È il grido d’allarme dell’associazione pesca sportiva di Bardolino, nata 31 anni fa e che conta un centinaio di iscritti, tutti pescatori dilettanti. Il vicepresidente Mauro Bertoncelli, 30 anni, e Claudio Baio, 44, del direttivo dell’associazione, raccontano lo stato di salute del lago: «Siamo usciti anche ieri a pescare ma di pesci neanche l’ombra. All’amo abbiamo preso», ironizzano, «tanti motoscafi e gommoni a motore. Ci sono infatti tanti bei motoscafi in aree sotto riva, dove non potrebbero circolare». Ma oltre ai mezzi nautici, che circolando vicino a riva creando pericolo per barche a remi e bagnanti, i pescatori sportivi sottolineano in particolare lo stato di alterazione dell’habitat-lago.Bertoncelli spiega: «Non è tanto il pesce che manca a preoccuparci, bensì la situazione ambientale. Fino a qualche anno fa c’erano le “erbe”, le alghe buone, come la “cortellina”, che fungevano da incubatoio e da luogo protetto per i pesci; queste, da due o tre anni, sono quasi scomparse, ce nè qualcuna ancora solo nell’alto lago. Prima si usciva e c’era un mare di alghe fino a Peschiera, ora non esistono più, al loro posto c’è melma, fango in sospensione che intorpidisce l’acqua e fa diminuire la fotosintesi. Tante sono le cause: inquinamento, motori dei motoscafi e soprattutto dei battelli che alzano onde anomale». Baio aggiunge: «Quest’anno il numero dei pesci è notevolmente diminuito: mancano soprattutto i predatori, come luccio, trota e persico: significa che manca la catena alimentare. Se si pesca un luccio, questo è di peso superiore ai 4 chili, il che vuol dire che mancano i lavanotti ( lucci giovani) e quindi il ricambio generazionale. Fino a quattro anni fa si potevano prendere in una mattina anche tre lucci, adesso se ne prendi uno al mese è tanto».I pescatori sportivi raccontano essersi svolta la gara di pesca al luccio, organizzata dall’associazione: «Siamo rientrati con 4 persici e 5 cavedani con 17 imbarcazioni in gara, il luccio neanche visto». Bertoncelli precisa: «Da San Vigilio a tutto il basso lago, tra i pescatori si sente solo dire che manca il pesce». Roberto Gragnato, anch’egli del direttivo: «In un anno e mezzo, uscendo quasi tutte le domeniche, l’ultimo luccio l’ho pescato nel maggio 2006. È un dramma: sta andando in estinzione, quando prima era il pesce principe del lago». Baio spiega: «Esiste l’incubatoio a Bardolino, dove vengono riprodotti i lavarelli, il pesce più commerciabile. C’è anche un periodo di “fermo pesca”, in cui nessuno può pescare, e una riserva dal lido Cornicello al lido Mirabello, dove non è consentito pescare, ma questo non serve perchè ci sono i soliti furboni che pescano lo stesso, sia sportivi che professionisti».Poi il «lancio» si sposta sui pescatori professionisti: «Nel periodo di fermo pesca buttano le reti perchè è l’unico momento in cui prendono i lucci che, in amore, si avvicinano a riva per seguire la femmina. Ci sono i bracconieri e i professionisti con le reti tirano su di tutto, in particolare pesce piccolo; così viene a mancare il ricambio. Poi si aggiunge il problema dei livelli delle acque: alborelle, sardine e cavedani, nel periodo di frega depongono le uova nell’acqua bassa a riva, poi l’acqua si ritira e le uova muoiono».I dilettanti sono un fiume in piena: «Dovrebbero esserci normative più dettagliate. Ad esempio il lavarello è considerato “pesce nobile”, allora come dilettante posso prelevare sei unità al giorno superiori ai 30 centimetri, mentre il professionista con le reti ne prende quanti vuole, anche fuori misura. La nostra associazione, tutti gli anni con un autofinanziamento, semina lucci, trote e persici, mentre il professionista pensa solo a prelevare». In conclusione: «Dobbiamo tutelare l’ecosistema con una normativa ferrea: sarebbe un bene per tutti e soprattutto ci vuole senso civico dei pescatori. Noi in barca vediamo di tutto sul lago e lo spettacolo non è bello: fango e pesci morti a galla. I lucci che sopravvivono hanno placche sulla pelle e poi si ammalano: il lago va salvato», concludono i pescatori.Su un punto anche i professionisti sono d’accordo con i dilettanti. Emma Bertasi, segretaria della Cooperativa fra pescatori del Garda, afferma: «Alla spiaggia al Corno di Garda che arriva fino a San Vigilio, ogni giorno ci sono centinaia di motoscafi che ancorano a cinque metri dalla riva, con grande pericolo per i bagnati e puzza di benzina quando riaccendono i motori. Poichè è vietato, non si capisce perchè non ci siano boe di delimitazione al largo che ne impediscano l’attracco. Bene la promozione di moto d’acqua per il soccorso nautico, ma per prima cosa bisognerebbe fare prevenzione, impedendo che i motoscafi possano colpire qualcuno a riva mentre sta facendo il bagno».

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