giovedì, Novembre 30, 2023
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Grand’Affi va al contrattacco

Con­tin­ua a far dis­cutere la legge regionale 62 che ha deter­mi­na­to la chiusura per molte domeniche all’an­no dei cen­tri com­mer­ciali di Affi. Legge con­fer­ma­ta dal man­ca­to accogli­men­to del­l’ul­ti­mo ricor­so pre­sen­ta­to dai Comu­ni alla Corte Euro­pea. Il diret­tore del Grand’Af­fi e ammin­is­tra­tore del con­sorzio oper­a­tori Grand’Af­fi, Fran­co Vil­la, con­tes­ta le dichiarazioni di Con­f­com­mer­cio e Con­fe­ser­centi, le quali invece ave­vano aval­la­to i con­tenu­ti del­la legge regionale, che non rin­no­van­do la patente di pae­si tur­is­ti­ci ai Comu­ni del­l’en­troter­ra garde­sano ha pos­to fine anche all’aper­tu­ra domeni­cale delle loro aree commerciali.La legge è entra­ta a regime nel gen­naio 2006 dopo un iter di ricor­si pre­sen­tati dai Comu­ni a Tar, Corte cos­ti­tuzionale e Corte euro­pea, con­clu­sosi in otto­bre con la deci­sione del­la Com­mis­sione euro­pea di non accogliere l’ul­ti­mo ricor­so, con­sideran­do la ques­tione di carat­tere nazionale. Epi­l­o­go siglato da Con­fe­ser­centi, schier­a­ta con­tro l’asse­dio al mer­ca­to del­la grande dis­tribuzione, men­tre Con­f­com­mer­cio non va oltre il lim­ite delle 14 domeniche aperte per il peri­o­do esti­vo e natal­izio. Queste posizioni non sono per niente piaciute al diret­tore del Grand’Af­fi, che invece si sta bat­ten­do per ritornare all’as­set­to preesistente, con 34–35 domeniche all’an­no aperte. «Affi deve essere con­sid­er­a­to Comune a preva­lente econo­mia tur­is­ti­ca, questo è il tito­lo esat­to del­la legge, per­ché è un paese dove il red­di­to delle imp­rese oper­an­ti è fonda­to qua­si esclu­si­va­mente sul tur­is­mo. Nel­la loro cieca cro­ci­a­ta con­tro i cen­tri com­mer­ciali, Con­fe­ser­centi e Con­f­com­mer­cio com­met­tono due grossi errori. Il pri­mo è con­sid­er­are tut­ti i cen­tri com­mer­ciali alla stes­sa stregua: un cen­tro in prossim­ità del lago non ha cer­to la stes­sa sta­gion­al­ità di un cen­tro a San Gio­van­ni Lupa­to­to». «Sec­on­do errore», pros­egue Vil­la, «è non con­sid­er­are che all’in­ter­no dei cen­tri com­mer­ciali oper­a­no com­mer­cianti che han­no lo stes­so ris­chio di impre­sa di una qual­si­asi attiv­ità tradizionale. Inter­es­si che dovreb­bero essere tute­lati dalle asso­ci­azioni di cat­e­go­ria e che invece il livore con il quale viene sem­pre affronta­ta la ques­tione di Affi, fa pen­sare che per le asso­ci­azioni esis­tano com­mer­cianti di serie A e di serie B. Tan­to che molti eser­centi di Affi non han­no rin­no­va­to l’is­crizione alle asso­ci­azioni di cat­e­go­ria, pro­prio per­ché non si sono sen­ti­ti tute­lati quan­do si sono dichiarati a favore del­la legge». Il diret­tore del Grand’Af­fi non risparmia tesi e aggiunge: «In tut­ta ques­ta polem­i­ca, non dimen­tichi­amo che noi sti­amo sem­plice­mente chieden­do di pot­er lavo­rare e dare posti di lavoro: sti­amo chieden­do una cosa che dovrebbe essere con­ces­sa nat­u­ral­mente da un gov­er­no regionale che si definisce lib­erale e liberista. A chi dice che ci sono inse­di­a­men­ti spro­porzionati sul ter­ri­to­rio, rispon­do che la soluzione è impedire la pro­lif­er­azione sel­vaggia di attiv­ità com­mer­ciali in genere e non tagliare le gambe a quan­ti già oper­a­no. Fan­no male al com­mer­cio non solo i cen­tri com­mer­ciali in ecces­so, ma anche le sproposi­tate con­cen­trazioni di alcune mer­ce­olo­gie». «È sta­to det­to che la legge è gius­ta. È asso­lu­ta­mente dis­cutibile: una legge è gius­ta se viene par­tori­ta dopo aver ascolta­to tutte le par­ti in causa: la 62 è sta­ta un colpo di mano, fat­ta sen­za aver inter­pel­la­to né i sin­daci, né gli asses­sori al com­mer­cio, né i com­mer­cianti o i loro rap­p­re­sen­tan­ti e sen­za aver fat­to stu­di dei flus­si tur­is­ti­ci». «Para­dos­sale», sot­to­lin­ea Vil­la, «che nel ’99, pro­prio men­tre veni­va fat­ta la legge dal­l’asses­sore al com­mer­cio regionale, che depre­da­va Affi del tito­lo di comune ad econo­mia tur­is­ti­ca, l’asses­sore al tur­is­mo del Vene­to bat­tez­za­va Affi come la por­ta del ».Il diret­tore del Grand’Af­fi aggiunge: «È fal­so sostenere che ad Affi sono solo le gran­di strut­ture ad essere inter­es­sate ad aprire la domeni­ca: lo sono anche moltissi­mi pic­coli com­mer­cianti e quel­li che non sono inter­es­sati non han­no nes­sun obbli­go di stare aper­ti, è solo un’op­por­tu­nità in più che viene concessa».Tra i lavo­ra­tori c’è chi vede con favore l’op­por­tu­nità in più e chi pen­sa che di lavo­rare anche alla domeni­ca non se ne par­la. E c’è anche da aggiun­gere, che con le 14 domeniche aperte che coprono il peri­o­do esti­vo e natal­izio, non è che vengano tute­lati poi molto i negozi dei pae­si del lago, dato che d’es­tate quan­do c’è il grosso del lavoro sono comunque aper­ti anche i cen­tri com­mer­ciali, chiusi d’in­ver­no quan­do anche la mag­gio­ran­za dei pic­coli negozi lacus­tri è chiusa. Vil­la infat­ti pre­cisa: «Le deroghe dal 15 mar­zo al 4 novem­bre non sono state cre­ate a caso: in questo peri­o­do cadono le fes­tiv­ità pasquali, il 25 aprile e il pri­mo mag­gio, Pen­te­coste, Cor­pus domi­ni, Ascen­sione e San­tis­si­ma trinità: quat­tro set­ti­mane in fila che in cen­tro Europa sono ric­che di vacanze. Poi inizia la pri­mav­era-estate e con il bel tem­po arrivano alla domeni­ca per­sone dal­l’Al­to-Adi­ge, Trenti­no, Verona e ovunque a fare un giro sul lago».«C’è anche un’al­tra grossa incon­gruen­za», con­clude Vil­la, «se si pen­sa che lo Sta­to ammette per alcune tipolo­gie mer­ce­o­logiche la ven­di­ta tutte le domeniche del­l’an­no e per altre no, così si pos­sono com­prare mobili o piante men­tre non si può­com­prare il pane. È un assur­do. A quan­ti ci invi­tano ad avere una visione meno ego­is­ti­ca del ter­ri­to­rio, rispon­do che dovreb­bero essere loro ad avere una mag­giore conoscen­za del­la realtà ter­ri­to­ri­ale del veronese».

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