domenica, Aprile 28, 2024
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L’incontro con il sottosegretario delude gli insegnanti del Carnacina

I docenti temono il licenziamento «Scuole professionali boicottate»

«Siamo delusi. Alla riunione con Valentina Aprea, sottosegretario del ministero dell’Istruzione università e ricerca (Miur) hanno parlato quasi esclusivamente dei licei e non si è detto praticamente nulla sulle scuole professionali». Questo il commento di Nicola Mirandola, insegnante tecnico-pratico di sala bar all’Istituto di istruzione superiore Carnacina, di ritorno da Castelfranco Veneto (Treviso), dove si è tenuta una tavola rotonda per parlare della riforma nelle scuole superiori. Con lui, oltre alla preside Anna Maria Silingardi, c’erano altri docenti: Lucia Rossi, insegnante di alimentazione, Mario Bonini, insegnante di italiano, Lucia Dall’Ovo, insegnante di diritto, Giuseppe Bischetti docente di cucina e Mauro Coppa insegnante di ricevimento. Nel frattempo gli studenti del Carnacina facevano sciopero e venivano ricevuti in Comune dall’Amministrazione. «La riunione è iniziata alle 10.30 ed è terminata dopo le 14.30», spiega Mirandola, che alle 18 era già a scuola per il consiglio di istituto. A Treviso si doveva parlare soprattutto di formazione professionale e invece è stato solo ribadito che passeremo sotto le regioni, le quali poi dovranno legiferare in merito». Non sarebbe una prospettiva entusiasmante e i tempi sarebbero tra l’altro stretti: «Per l’anno 2005-2006 tutto dovrebbe restare come ora, ma l’anno successivo il vecchio sistema sarebbe già destinato a cambiare. Saremmo sotto la giurisdizione delle regioni: quelle che saranno in grado di partire partiranno, le altre potranno farlo più avanti». «La nostra posizione è stata difesa da un intervento dell’Associazione nazionale presidi (Anp) secondo cui la riforma, come è strutturata, divide la scuola in due bande, quella dei licei che sarebbe avvantaggiata e la “seconda gamba” del professionale che appare trattata iniquamente», prosegue Mirandola. «Insomma si è fatto capire che saremo destinati a rimanere una fascia debole, con solo il 20 per cento di studenti su cui contare». Lo schema di decreto è ancora tutto da vedere, ma quanto appare finora preoccupa. Motivo per cui gli studenti sono scesi in piazza per prevenire «disastri irreparabili». «Dopo tre anni i ragazzi, con una qualifica professionale, verrebbero immessi nel mondo del lavoro come pure al quarto anno dopo il conseguimento di un diploma professionale. Per permettere l’accesso all’università sarebbe invece previsto un quinto anno propedeutico con immissione però nei licei. La nostra scuola, in particolare questa che è un alberghiero, sarebbe veramente penalizzata», continua l’insegnante. Poi c’è il «nebuloso» nodo delle 990 ore annue con almeno il 25 per cento destinato a «contesti di lavoro». «Non si capisce bene come verrebbe gestita la formazione, se a scuola, se in un’alternanza scuola-lavoro, e soprattutto in che percentuale», afferma Mirandola. «Insomma, i contenuti del decreto di riforma non sono chiari e per noi insegnanti tecnico-pratici si prospetta anche l’eventualità di perdere il lavoro». L’unica speranza è che si arrivi a una trattativa. «Per fortuna anche il senatore Luciano Favaro di Forza Italia ha commentato che questo schema non dà pari dignità alla scuola professionale e a quella liceale e che andrebbe quindi studiato in modo più approfondito. Ma c’è chi ha lavorato con Aprea ed è convinto che si debba andare avanti velocemente perché, rispetto all’Europa, siamo indietro e dobbiamo quindi adeguarci».

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