domenica, Maggio 5, 2024
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Il punto informazioni dell'Apt in piazza Catena non è stato aperto: le promesse erano futili chiacchiere.

Il chiosco-lavatrice pagato dal Comune per ora non si usa

La sesta «lavatrice» è fuori servizio e minaccia di restarci chissà per quanti mesi ancora. Non stiamo ovviamente parlando di una disfunzione in qualche lavanderia industriale della città, ma della forzata chiusura di una delle curiose strutture rotondeggianti di piazza Catena.Sono i chioschetti che il Comune, su progetto dell’architetto Winkler, ha fatto collocare questa primavera a due passi dal lago e che il popolo, ispirato dagli oblò che fanno da tettuccio, ha subito ribattezzato «lavatrici». Tre sono bellamente occupati dagli storici gestori dei vecchi «gabbiotti» dei souvenir, due servono come biglietteria della Navigarda, il sesto, appunto, rimane maliconincamente un po’ in disparte inaccessibile, con le serrande abbassate. Ed è proprio questa «lavatrice», ironia della sorte, che era stata chiesta a gran voce al Comune in aggiunta alle altre, facendo modificare – in fretta e furia – sia il bilancio di spesa per l’acquisto (45 milioni in più) sia il progetto di alloggiamento di tutte le nuove strutture. Erano stati gli albergatori del centro storico (ben rappresentati anche da due consiglieri comunali: Bassetti e Gentilini) a far giustamente notare alla Giunta che l’operazione-chioschi era l’occasione irripetibile per sistemare in piazza un «punto di informazione turistica». E la loro proposta era subito stata sponsorizzata (stiamo parlando dello scorso autunno) dall’Apt, che per bocca del presidente Meneghelli, ed anche con una lettera scritta d’impegno, aveva garantito di contribuire al progetto con un gruzzoletto per l’acquisto, con la quota-affitto (per le manutenzioni) e con la gestione. Il programma era quello di mettere una gentile segretaria dentro la lavatrice, con lo specifico compito di spiegare ai turisti se c’erano posti liberi negli alberghi, di tradurre in lingua madre le occasioni da non perdere, di soddisfarli in tutte le loro necessità.Il Comune s’era fidato di Meneghelli (provvedendo ad integrare l’ordine d’acquisto alla società costruttrice) e gli operatori se n’erano usciti soddisfatti dalla riunione. Ma quando la sesta lavatrice è arrivata ed è stata montata al suo posto, sono iniziati i problemi. Il presidente dell’Apt – che forse aveva sopravvalutato le capacità di cassa dell’ente – ha fatto marcia indietro e con lettera scritta ha fatto sapere che il suo ente ci avrebbe messo l’impiegata poliglotta, ma non una liretta in più.A questo punto, la Giunta s’è sentita presa letteralmente per i fondelli e, saldata la fattura ai fornitori (mica potevano dirgli di venire a riprendersi la lavatrice perchè c’era stato un malinteso!), non ha più mosso foglia, ripromettendosi di dare le chiavi della struttura all’Apt non prima di aver ottenuto la garanzia che almeno l’affitto – 4 milioni all’anno – lo avrebbe pagato. La questione è ancora ferma a questo punto, con gli albergatori furibondi: anche perchè, visto l’andazzo, s’erano dichiarati disposti a gestirsi in proprio la lavatrice, ma la proposta non s’è concretizzata. Il risultato è sotto gli occhi di tutti i turisti e dei rivani. Il chiosco è inutilizzato e si staglia penoso in fondo alla fila degli indaffaratissimi «colleghi»: ennesimo monumento al dilettantismo del «pubblico» e ai guasti prodotti dall’assoluta prevalenza delle chiacchiere e del futile sul desiderio di risolvere un problema sentito e concreto.

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