giovedì, Maggio 2, 2024
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A 64 anni Giancarlo Perinelli non vuole smettere di pescare e continua a mettere in acqua la barca Simone. «Faccio un mestiere antichissimo, anni fa scrutavo il lago adesso uso il cellulare»

Il lupo di lago non ha ancora perso il pelo

Ha 64 anni e nessuna voglia di smettere di pescare. «È la passione per questo mestiere – spiega Giancarlo Perinelli – che mi spinge a continuare ad uscire con la barca al mattino presto o alla sera tardi. Passione che mi ha trasmesso mio padre quando, appena finito le scuole elementari, mi portò con lui per la prima volta». Non subito, però: «Provò a dissuadermi. Ma io la notte sognavo di essere in barca con lui e i miei fratelli, in mezzo al lago a pescare lavarelli, sarde e anguille. Sapevo che quello che era il mio mesitere e mi avrebbe accompagnato tutta la vita: e così è stato». Aveva 28 anni quando sposò Adriana, di quattro più giovane: «Abbiamo avuto tre figli nel giro di quattro anni: ma loro oggi della pesca professionale neppure vogliono sentir parlare. Certi mestieri, bisogna averli nel sangue». Perinelli, il pescatore per antonomasia di Lazise, è il più anziano. Cerca la sua barca – che si chiama Simone, come il suo primo figlio -, la carica da solo delle reti e di tutto il materiale occorrente per la pesca e da solo parte con la sicurezza che distingue i «lupi di lago». Pronto a chiedere aiuto dal suo cellulare in caso di necessità. «Adesso abbiamo la possibilità di comunicare con il telefonino – spiega – Ma ai miei tempi, prima di partire bisognava scrutare sempre il lago per capire che tempo avrei trovato. I pescatori hanno questa abitudine, che è anche una regola: perché il lago va rispettato, non sfidato. Forse adesso comincia a diventare duro, perché gli anni avanzano: qualche acciacco si fa sentire, ma è così importante per me superare questi ostacoli, e ritornare sulla mia barca, che ogni sintomo di malanno scompare per incanto». Lazise conta solo cinque pescatori di professione: il più giovane ha «appena» 60 anni. Durante la pulizia dei fondali, avvenuta il 22 settembre scorso, in occasione della giornata mondiale per la bonifica dei mari e dei laghi, un gruppo di sub raccolse delle reti da pesca che sembravano abbandonate: erano le reti di Giancarlo Perinelli. «Vidi sul L’Arena – racconta – la foto del materiale recuperato dai sommozzatori. C’erano anche le mie reti: le riconobbi subito ed ho avuto un tuffo al cuore. Se non fossi riuscito a riaverle, avrei perso una parte importante della mia vita: senza quelle reti, avrei dovuto smettere di lavorare. Ma grazie all’interessamento di due giornalisti de L’Arena sono ritornato in possesso dei miei aeroplani» . Così sono chiamate in gergo quel tipo di reti.

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