venerdì, Maggio 3, 2024
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È quello archeologico nel convento Madonna delle Grazie

Il museo è un oggetto misterioso

La presenza nel convento delle Grazie di padre Berardo Osti, missionario francescano, è stata l’occasione per ritornare a parlare del museo francescano delle Grazie, il cui primo nucleo di raccolta si deve proprio alle cure del frate. La mostra accoglie piccoli grandi tesori, come hanno potuto vedere i numerosi visitatori presenti in convento per la presentazione del libro «Tatahuasi, la casa del padre» nel quale Renzo Maria Grosselli e Livio Pranzelores hanno riordinato i diari del religioso.Ciononostante, come ha ribadito il padre guardiano, p. Germano Pellegrini, ben pochi in Trentino conoscono l’esistenza di tale patrimonio, che è invece noto all’esterno.Le tre sale espositive sono dedicate alla storia e all’etnografia della Cina e dell’America latina, Bolivia e Perù. Non a caso i tesori si trovano alle Grazie, in quanto la “provincia” francescana di Trento, che gestisce le missioni in Cina e Bolivia, ha deciso di concentrare alle Grazie tutti i reperti. Così poco per volta è stato costituito 30 anni fa il primo nucleo della mostra “missionaria”, allestita da fra’ Silvio, con la regia di padre Osti, del quale si può ammirare tra l’altro il mitico puma ucciso da lui stesso su richiesta degli indigeni, spaventatissimi perché il felino minacciava l’abitato da un vicino albero, e imbalsamato dal nipote, Fabio, lo studioso dell’orso del Brenta.Sia il reparto amerindo sia quello cinese sono ricchi di materiale risalente – soprattutto l’amerindo – al periodo megalitico della cultura (IV e III secolo a.C.), con oggetti di pietra lavorata, ceramica e terracotta anche decorata.L’unicità del pezzi in mostra deriva dal fatto che le civiltà amerinde e incaiche raramente risalgono al periodo di Cristo, essendo invece feconde di dati e reperti archeologici nel periodo dell’alto Medioevo. Naturalmente solo uno studio approfondito potrà assemblare i pezzi più significativi. Rimane il rammarico di vedere un simile patrimonio del tutto sconosciuto localmente, nonostante la buona volontà dei frati di metterlo a disposizione di studiosi, scuole e pubblico. L’appello che si può lanciare è: ora che i lavori alle Grazie sono terminati, è giunto il momento di pensare alla valorizzazione di tale patrimonio?

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