martedì, Aprile 30, 2024
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Un decreto dei ministeri Finanze e Attività culturali fissa il prezzo dell’immobile a 10 milioni 350mila. Bozzetto: «Si vuole vendere nonostante il no della Soprintendenza»

Il Padiglione ora ha un prezzo

Dieci milioni e 350mila euro: è il valore assegnato al Padiglione Ufficiali. La valutazione è apparsa su un apposito decreto ministeriale dei dicasteri delle Finanze e delle Attività culturali. «Checché ne dicano o pensino i nostri amministratori, risulta difficile ritenere che Peschiera non venga messa in vendita», commenta l’architetto Lino Vittorio Bozzetto del Centro di documentazione storica della fortezza. «La valutazione del Padiglione», riprende, «è un altro tassello, se così lo vogliamo chiamare, dei provvedimenti attuati dallo Stato per la necessità di fare cassa. L’edificio, che fronteggia Parco Catullo, si aggiunge all’elenco dei beni alienabili che comprende i compendi della Rocca, della caserma XXX Maggio e di Borgo Secolo». «Di fatto ha preso il via un processo di trasformazione urbanistica che riguarda i due terzi del centro storico arilicense. Ovvero di quella piazzaforte», precisa Bozzetto, «che la Soprintendenza regionale, con lettera datata 2 dicembre 2003, aveva ribadito essere interamente inalienabile, in quanto tutelata da vincolo perché dichiarata di interesse particolarmente rilevante dal punto di vista storico e architettonico». «E c’è da sottolineare», continua l’architetto, «che la scelta di vendere dei beni vincolati va a contrastare con quanto sancito dalla legge di tutela, il cosiddetto Codice Urbani, voluta da un ministro anch’egli di questo Governo. Una legge che, tra l’altro, fornisce indicazioni su come utilizzare questi edifici in modo tale da non lasciarli abbandonati a se stessi, ma senza che lo Stato ne perda la proprietà». Sul concetto di Peschiera in vendita il Centro di documentazione storica aveva organizzato alcune settimane fa una conferenza pubblica, alla quale non hanno preso parte gli amministratori di Peschiera. Peraltro il sindaco, senatore Umberto Chincarini, non ha mai celato la personale contrarietà a simili iniziative nonché alla posizione dello stesso Bozzetto e del centro di documentazione storica, accusati di essere «molto più critici adesso che in passato, quando questi tecnici hanno seguito il restauro della caserma Cacciatori per conto del Comune». «Opinione che non risponde al vero, come dimostrano i fatti», replica Bozzetto. «Da 22 anni il Centro si batte per la tutela e valorizzazione dei beni storici e architettonici di Peschiera. Una battaglia allora identica a quella odierna, ma che solo adesso dà così tanto fastidio». «Alla luce dei provvedimenti emessi, noi ci limitiamo a segnalare un pericolo che riteniamo più reale di quanto non si voglia far credere. È chiaro che si tratta di operazioni che richiedono tempo e magari occorreranno anni prima di vedere il nuovo volto di Peschiera». «Per questo siamo convinti che la realtà locale, e il sindaco come suo massimo rappresentante, devono essere parte attiva dei provvedimenti che riguardano beni legati alla storia di quella comunità. Fu anche grazie all’interessamento dello stesso Chincarini che, nel 2003, è stata fermata la vendita della Palazzina storica. Che gli edifici storici di Peschiera debbano trovare una valorizzazione economica e culturale è chiaro a tutti. Non si capisce, però», conclude Bozzetto, «il motivo di tanto riserbo e la mancata possibilità di un confronto e di un dibattito aperto su questo tema».

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