giovedì, Ottobre 10, 2024
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Infuriato l’ex sindaco Mario Arduino: «La trasmissione della Rai non ci ha fatto buona pubblicità ed è stata diffusa solo a notte fonda»

Il premio Catullo lascia in regalo un buco di 385 milioni

Sotto l’albero, arriva un regalo di Natale assai poco gradito, e anche inatteso. Il premio giornalistico televisivo Sirmione-Catullo ha lasciato in eredità ai cittadini del centro termale un conto di 385 milioni. A tanto ammonta il passivo di un evento che, costato 580 milioni, ha a conti fatti consentito al Comune di incassare solamente 195 milioni, compresi i contributi ricevuti allo scopo dalla Regione Lombardia (90 milioni) e dalla Provincia di Brescia (30 milioni). La differenza, ora, peserà sul bilancio del Comune, costretto a ripianare un buco che non era stato preventivato. La pubblicità ricavata da Sirmione nel corso della trasmissione, andata in onda a tarda serata sul primo canale della Rai, a fatica – del resto – sembra poter giustificare un simile esborso, che rappresenta una cifra molto alta per una manifestazione celebrata in settembre nell’arco di una giornata e trasformata in un evento mediatico dalle esibizioni dei cantanti Al Bano e Alex Britti, e dalla presentazione di Paola Saluzzi. A censurare l’operato dell’amministrazione ha pensato, con un’interrogazione, l’ex sindaco Mario Arduino, ora seduto sui banchi dell’opposizione. «Rimango dell’idea», argomenta l’ex primo cittadino, «che quei soldi spesi siano troppi rispetto all’efficacia mediatica di un programma trasmesso a notte fonda». E non è tutto. Ad irritare Arduino è anche la presenza dello scrittore Luciano De Crescenzo: «Ho spento la tivù», dice il consigliere di minoranza, «quando l’ho sentito sproloquiare e ridicolizzare un grande poeta come Catullo. Sirmione», continua Arduino, «non ha bisogno di questa pubblicità, e nemmeno di rincorrere la grancassa televisiva per fare arrivare più gente in paese. Il lago non è Rimini. Qui c’è, semmai, sete di un turismo più qualificato». Quanto alla trasformazione della manifestazione dal premio letterario che è stato per 18 anni a premio giornalistico, Arduino rileva solo un dato: che ai suoi tempi i costi non superavano i 50 milioni. «Ed era una cifra sufficiente», dice, per portare a Sirmione grandi scrittori e letterati di fama, di modo da diffondere un’immagine legata alla cultura». Sull’intera vicenda, tocca intanto ad un funzionario del Comune bresciano – assente per ferie l’assessore al bilancio Giordano Signori – dare qualche spiegazione: «È vero», dice. «Abbiamo speso 580 milioni, concorrendo anche alla realizzazione della trasmissione televisiva. Ma le entrate sono state inferiori alle attese anche perché poco prima della consegna dei premi il maggiore sponsor, che aveva promesso un contributo rilevante, si è ritirato. In sede di programmazione», prosegue il funzionario, «avevamo preventivato una spesa di 400 milioni; ma c’è poi stato un aumento delle uscite determinato dalle crescenti richieste della troupe Rai. Come ha detto in consiglio Signori, c’è comunque l’intenzione di proporre anche per il 2002 l’appuntamento col premio, limitandone però a bilancio la spesa a 200 milioni». La decisione dell’amministrazione di puntare su un premio giornalistico internazionale e su uno televisivo nazionale (con giurie presiedute da Bruno Vespa) invece che sulla letteratura è di due anni fa. L’ultima edizione l’hanno vinta «Novecento», il programma di Pippo Baudo, e il direttore del giornale berlinese Spiegel; il premio speciale è stato assegnato a Sergio Romano.

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