Non è difficile scoprire, nel corso di interventi di ristrutturazione di vecchi edifici, specialmente quelli con un passato storico, reperti storici di grande rilievo ed entità a Desenzano nei mesi scorsi sono stati effettuati degli interventi di ristrutturazione nella cosiddetta “cappellina” che ospita il coro di Santa Maria Maddalena all’interno del Duomo parrocchiale. Nel corso dei lavori non sono mancate le sorprese che il prof. Gian Carlo Quaglia, direttore del Centro Studi e Ricerche sul restauro di Desenzano e direttore responsabile di lavori, non ha mancato di illustrarci. Gia durante gli scavi per la sostituzione della pavimentazione è venuto alla luce un tratto di muro romano “forse di contenimento delle acque del lago – spiega lo stesso Quaglia –. Tempestivo è stato l’intervento della Soprintendenza ai Beni Archeologici, che, nella persona della dr.ssa Rofia, ha provveduto ad eseguire i rilievi del caso e conseguentemente ha deciso di ricoprire le vestigia”. Ma le sorprese non si sono fermate qui. Nella parete nord, sotto diversi strati di scialbo, è stato individuato un affresco settecentesco “decisamente decoeso e ridotto in stato quasi terminale. Sotto l’egida della Soprintendenza ai Beni Artistici, e più specificatamente nella persona dello storico d’arte dr. Gheroldi – prosegue Quaglia –, è stato pianificato il restauro conservativo affidato al nostro Studio. Dopo un attento studio sulle metodologie di intervento con un intervento durato quasi quattro mesi abbiamo riportato faticosamente alla luce l’affresco in cui sono raffigurate le figure dei dolenti che vengono assunte in cielo su intercessione della SS.ma Vergine e della santa Maria Maddalena; in alto, sulla pagina centrale, in un trionfo di nubi la SS.ma Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo; ai lati, nelle due nicchie baroccheggianti, gli scheletri raffiguranti la Morte e la Resurrezione”. Purtroppo parte del dipinto è andato distrutto. “Le cause sono imputabili all’incuria umana – spiega ancora il prof. Quaglia –. In tempi non molto antichi larga parte della campitura è stata sfregiata per inserire nell’intonaco cavi elettrici. Oggi il dipinto gode di buona “lettura”, ma ritorna di attualità la domanda di come si possa distruggere un’opera d’arte senza impostare una piccola ricerca prima di operare in siti di carattere storico monumentale. Forse – ricorda Quaglia – non esiste oggi una cultura di base di interesse e ricerca sui Beni Artistici e Culturali, sarebbe opportuno informare con dei master presso le scuole, le nuove generazioni sugl’immensi tesori d’arte del nostro paese”. Proprio nei prossimi giorni, a partire dal 15 di gennaio, presso la sede del Centro Studi e Ricerca sul Restauro, presso la chiesa di San Francesco Saverio in via Grezze – località Machetto – a Desenzano, prenderà avvio un master di 50 ore (martedì e giovedì dalle ore 18 alle 20) riguardante il problema del restauro e delle sue metodologie. Per eventuali informazioni rivolgersi all’Assessorato alla Cultura del Comune di Desenzano.
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