lunedì, Aprile 29, 2024
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L’incubatoio ittiogenico in località San Pietro serviva per allevare lavarelli e carpioni Vetri rotti, erbacce, sporcizia, abbandono La Provincia: sarà sistemato entro il 2003

In degrado la fabbrica dei pesci

Una cartolina tutt’altro che turistica. Giace ormai da anni in un deprecabile stato di abbandono l’incubatoio ittiogenico in località San Pietro. Lo stabile di proprietà della Provincia, posto a pochi metri dal confine con Garda sulla passeggiata fronte lago che collega i due centri benacensi, rappresenta un biglietto da visita senza dubbio poco solare. Vetri rotti, erba alta, immondizie sparse fino a pochi giorni fa un po’ ovunque all’interno della recinzione che delimita l’incubatoio, fotografano una situazione di degrado più volte segnalata dai turisti e dai passanti. Ne sa qualcosa Roberto Boni, titolare del bar-ristorante Sirena esercizio che confina con l’immobile. «Già l’anno scorso, ma soprattutto questa estate, molti dei nostri clienti hanno espresso sdegno alla vista di una simile sconcezza in riva al lago. Addirittura c’è che ci rimprovera, quasi fossimo noi i responsabili di tale incuria», parole pronunciate non per alimentare una polemica fine a se stessa ma figlie di un disagio naturale da parte di un operatore commerciale sofferente nel vedere la buona immagine del Garda «calpestata» in questo modo. Lui stesso più volte ha preso in mano il decespugliatore per evitare che le spine e la sterpaglia trasformassero la spiaggetta davanti all’incubatoio in una macchia di «savana». «Non molti giorni fa sono addirittura intervenuti i vigili del fuoco», continua Boni, «per bonificare l’ampia vetrata rotta in più punti e diventata di colpo pericolosa per l’incolumità dei passanti». Conferma il fatto lo stesso assessore provinciale all’ecologia e ambiente Camillo Pilati: «Purtroppo questa al momento è la situazione», ammette al telefonino senza far catenaccio l’esponente della giunta di Palazzo Scaligero abile a partire in contropiede. «Ad inizio primavera cominceranno i lavori di ristrutturazione dello stabile che saranno ultimati entro la fine del 2003». Promesse da politico? «No, assicuro è solo questione di pochi mesi». Guardi che nel settembre del 2000 dichiarò all’ Arena che nel giro di un anno e mezzo o due l’incubatoio sarebbe stato completamente sistemato! Un attimo di silenzio e poi con voce sicura: «Si ricordo bene e non ho problemi a confermare quanto a suo tempo detto. È altrettanto vero però che gli atti di competenza del settore faunistico sono stati licenziati nei tempi previsti. Il ritardo d’esecuzione è dovuto alle varie procedure nella fase degli appalti. Abbiamo poi dovuto attendere anche il parere favorevole dalla soprintendenza ai beni ambientali». «Il progetto esecutivo sarà avallato a giorni», interviene Ivano Confortini ittiologo della Provincia pronto a rassicurare sull’inizio dei lavori che per forza di cose, considerata la zona turistica sulla quale insiste il fabbricato, verranno sospesi nel periodo estivo. «Ciò non dovrebbe impedire di arrivare all’autunno del 2003 con lo stabile pronto. I costi per la progettazione e ristrutturazione si aggirano attorno al mezzo miliardo di vecchie lire mentre serviranno poi altri cento milioni di lire per rimettere in moto la sperimentazione e la produzione nei confronti delle specie ittiche di maggior pregio a partire con il lavarello e il carpione», conclude Confortini. «Occorre infatti comprare le vasche e arredare l’interno dell’incubatoio in funzione di visite didattico-culturali». L’incubatoio fu acquistato nel 2000 dall’Amministrazione provinciale per circa 780 milioni dall’Ente sviluppo per l’agricoltura Veneta (Esav). Patrimonio che l’Esav ereditò agli inizi degli anni Ottanta dal disciolto consorzio obbligatorio per la tutela della pesca nel lago di Garda e Idro. Stefano Joppi

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