lunedì, Maggio 6, 2024
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Meneghelli: «La dieta a base di mosto e succo d’uva non tirava più»

Ingarda sopprime la Traubenkur. Dopo 35 anni sparisce un classico autunnale Marchi: «Si rischiava il ritrovo da pensionati»

Se una mela al giorno toglie il medico di torno, è scienza assodata anche il bene che fa il succo d’uva. Traubenkur o ampeloterapia che la si voglia dire, la cura a base di mosto e spremitura degli acini maturi ha storia e tradizione. Ebbene, ora Ingarda l’ha cancellata. Dopo circa trentacinque anni di autunni salutari, l’azienda di promozione turistica altogardesana ha soppresso di netto questa originale proposta dal bouquet delle sue iniziative promozionali e turistiche d’autunno. Appena l’anno scorso, s’era tentato e annunciato un rilancio apparentemente convinto, collegando la quindici giorni di bevute depuranti con il programma e gli intrattenimenti messi in piedi dal Comitato usi e costumi di Albino Marchi (ex Gran Carnevale). Era dunque ritornata la somministrazione di succo sulla veranda del Casinò municipale, ma anche il ciclo curativo offerto ai clienti di diversi hotel aderenti. Si erano mobilitate le piazze di Arco e Riva e il porticciolo di Torbole, s’era inventato un Vinovagando tra le cantine locali, creata insomma una Traubenfest che cercava di rispolverare e rinverdire i fasti passati di questa singolare pratica tra il rito e la medicina. Enio Meneghelli, presidente di Ingarda, conferma che l’azienda ha deciso di soprassedere per la prima volta alla Traubenkur di settembre: «Chiamiamola pausa di riflessione, oppure cambio di rotta. La verità – spiega – è che gli affezionati praticanti di questa cura, attirati con pacchetti vacanza di due o tre giorni, manifestavano da qualche anno un progressivo e inarrestabile calo d’attenzione, per cui con la nostra direttrice e con la responsabile marketing abbiamo deciso di fare altro. Non faremo sparire l’uva dai nostri programmi d’inizio autunno, ma agganceremo l’epoca della vendemmia ad altre proposte, legate ai prodotti tipici della nostra terra e di questo periodo dell’anno». La direttrice Maraschin conferma che la Traubenkur non tirava più: «Un mese fa abbiamo fatto un ultimo appello e sondaggio tra gli operatori alberghieri della zona, senza ottenere risposte e segnali d’interesse. Eppure avevamo segnalato che l’Agraria di Riva era sempre pronta e disponibile a fornire il mosto fresco, materia prima per la dieta in questione. Abbiamo lasciato perdere e ora pensiamo a un autunno dei sapori locali: Arco Asburgica sta proponendo la carne salada, a metà ottobre c’è la consolidata festa dei marroni di Pranzo, già dura da un po’ l’iniziativa Olivi a confronto, che valorizza la produzione di qualità dell’olio altogardesano. La nuova rotta, per noi, è questa». De profundis insomma sul rituale ormai antico del succo d’uva distribuito all’esterno del casinò arcense, nel tepore godibilissimo del sole settembrino di Arco. Albino Marchi, che con Ingarda collabora sul fronte delle proposte di settembre, dice pane al pane: «Anno dopo anno, si stava scivolando in effetti verso una specie di ritrovo per pensionati. Soprattutto, alla Traubenkur non credevano più gli operatori turistici. E quando a un evento non si crede, in effetti è meglio lasciarlo perdere e guardare ad altro». Non risulta che la Traubenkur sopravviva in qualche albergo altogardesano, ma c’è da credere in un ritorno di fiamma. Prima o poi, qualcuno proverà senz’altro a rimettere in campo la dieta dell’uva, magari offrendola come esclusiva del proprio esercizio. Sarebbe un peccato che di una tradizione così radicata non restasse proprio nulla.

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