mercoledì, Agosto 27, 2025
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Niente permessi Impossibile buttare la roccia scavata. Trento non ha previsto la nuova discarica così boccia l’ampliamento di un lungolago

Intoppi alla galleria Riva-Limone

Udite, udite per una volta l’efficiente Provincia autonoma di Trento è rimasta ostaggio delle leggi da lei stessa emanate, ed è stata battuta sul tempo dalla Lombardia, Regione a statuto ordinario, e dalla provincia di Brescia. Da oltre una settimana sono iniziati i lavori di costruzione della nuova galleria che collegherà i paesi di Riva e Limone. Lo scavo, che dovrebbe consentire la circolazione parziale delle auto a partire dal prossimo luglio, produrrà complessivamente circa 90mila metri cubi di materiale di risulta, che ovviamente deve essere smaltito. La Lombardia in quattro e quattr’otto ha concesso di scaricare i residui direttamente nel lago, sul versante bresciano dello scavo, mentre i trentini sono ancora alle prese con complicazioni burocratiche. Una legge provinciale emanata da Trento, infatti, prevede che quando si smaltisce, in qualsiasi sito, materiale per un volume superiore ai 20mila metri cubi, questo luogo deve automaticamente essere considerato discarica. Ma non solo: tutte le discariche devono essere tassativamente previste nell’apposito piano provinciale. Peccato però che nel piano delle discariche non sia stato individuato il luogo dove è stato previsto di scaricare il materiale che uscirà dal lato trentino del traforo: il progetto, va ricordato, prevede di utilizzare tale materiale per ampliare il lungolago D’Annunzio a Riva. Nel progetto originario presentato dal Comune di Riva il materiale di risulta sarebbe dovuto servire per ampliare e allungare il camminamento che si sviluppa parallelamente alla Gardesana occidentale. In seguito però si è dovuto correre ai ripari viste le complicazioni burocratiche; Riva ha quindi consegnato a Trento un secondo progetto, che prevede solamente l’allungamento del lungolago D’Annunzio di qualche decina di metri e lo scarico di materiale di risulta a lago per un volume inferiore a 20mila metri cubi. Si tratta di uno stratagemma per guadagnare un po’ di tempo e per trovare una valida via d’uscita alle complicazioni legali. Intanto, comunque, i lavori di costruzione della nuova galleria hanno preso il via e pertanto la ditta che ha in appalto l’opera ha messo le mani avanti, chiedendo e ottenendo dall’amministrazione comunale di Riva il permesso di transito dei propri camion attraverso il centro della cittadina lacustre, nel caso si rendesse necessario trasportare i detriti altrove. Dalle viscere della montagna usciranno complessivamente circa 90mila metri cubi di roccia sminuzzata dalle trivelle che lavoreranno 24 ore su 24 per 120 giorni consecutivi, ovvero fino a luglio; tutto questo materiale, quasi equamente suddiviso tra il versante lombardo e trentino dello scavo, deve essere caricato e trasportato su camion che giorno e notte hanno già cominciato a fare la spola tra il cantiere e le zone di scarico. La speranza è che questo intoppo burocratico si risolva al più presto e non vada ad incidere in alcun modo sui tempi di realizzazione del traforo, consentendo quindi la ripresa del traffico sulla direttiva Riva-Limone già in luglio, come più volte assicurato.

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