lunedì, Dicembre 11, 2023
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La guerra dei portici

Nel brac­cio di fer­ro, all’ul­ti­ma vetra­ta, instau­ra­to fra i Beni cul­tur­ali del­la provin­cia ed il comune di Riva, si mescolano ele­men­ti diver­si. Sul com­pren­si­bile inter­esse ad uti­liz­zare i por­ti­ci a fini eco­nomi­ci è cresci­u­ta una ques­tione di prin­ci­pio che vede l’am­min­is­trazione impeg­na­ta a far­si riconoscere, costi quel che costi, il dirit­to a dis­porre del­la piaz­za sen­za che altri ci met­ta becco.Nella sto­ria, lun­ga di anni, c’è l’om­bra di un affron­to che va lava­to. Era il ’97 durante i lavori del­l’arredo urbano, le piazze cen­trali sot­toso­pra. Fra la mon­tagna dei prob­le­mi quo­tid­i­ani spun­ta quel­lo dei tavoli­ni degli alberghi Cen­trale, Bena­cense e Por­ti­ci: paci­fi­co che per lavo­rare devono difend­er­si dal­l’òra. La pro­pos­ta di Win­kler viene giu­di­ca­ta una brut­tura e respin­ta in giun­ta. Una bar­ri­era fis­sa di cristal­lo per tut­ta la lunghez­za del­la piaz­za, con las­tre alte un metro e 30, piantate nel ter­reno e dis­poste a zig zag, una dietro l’al­tra, a sei-dieci metri di dis­tan­za dal filo dei por­ti­ci. L’am­min­is­trazione, ossia l’asses­sore Mat­teot­ti e l’ar­chitet­to Campet­ti, con la benedi­zione di Moli­nari sin­da­co, elab­o­ra­no un prog­et­to alter­na­ti­vo: chiusura con cristal­li degli archi dei por­ti­ci sec­on­do un dis­eg­no che l’ar­chitet­to Car­li­ni, respon­s­abile per il Bas­so Sar­ca dei Beni cul­tur­ali, appro­va e applaude. Ma il prog­et­to a Tren­to rime­dia una sono­ra ed inat­te­sa boc­ciatu­ra pro­prio dai Beni cul­tur­ali. Intan­to due oper­a­tori su tre, sen­za riguar­do ai tem­pi eterni del­la buro­crazia, chi­udono i por­ti­ci: l’ho­tel Por­ti­ci seguen­do al mil­limetro il prog­et­to Campet­ti; il Cen­trale intro­ducen­do anche un bpro­fi­lo metal­li­co addos­so all’ar­co in pietra gri­gia che dovrà pri­ma o poi sparire (ma aspettare le carte è eco­nomi­ca­mente impro­poni­bile). I Beni cul­tur­ali impon­gono a Cen­trale e Por­ti­ci di sman­tel­lare le vetrate entro il 30 set­tem­bre: loro se ne impi­pano, taci­ta­mente spal­leg­giati dal comune che intan­to ha pre­sen­ta­to ricor­so al Tar con­tro Beni cul­tur­ali e provin­cia. Mat­teot­ti potrebbe chi­ud­ere la bega sem­plice­mente ritoc­can­do un qualunque insignif­i­cante det­taglio nel prog­et­to Campet­ti, tan­to per pot­er dire che non è più quel­lo boc­cia­to nel ’97. Oggi, con Moli­nari asses­sore di rifer­i­men­to, non c’è dub­bio sul­l’ap­provazione. Invece no: il comune aspet­ta che il Tar impon­ga ai Beni cul­tur­ali di riman­gia­r­si la loro deci­sione. Se al Tar dovesse vin­cere la provin­cia, Mat­teot­ti annun­cia che si andrà avan­ti, al con­siglio di Sta­to. Il comune non può e non vuole accettare che un qualunque servizio provin­ciale si per­me­t­ta di eccepire su un prog­et­to, tec­ni­ca­mente vali­do ed esteti­ca­mente inec­cepi­bile, redat­to dal comune sul­l’u­ti­liz­zo del­la piaz­za prin­ci­pale di Riva. A Riva devono pot­er coman­dare i rivani.

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