Di tutto, di più. Pronti a stupire ma soprattutto a divertirsi alla Regata Pazza appuntamento fisso ferragostano per l’alto lago. La manifestazione giunta alla settima edizione ha segnato i record d’imbarcazioni non nautiche iscritte in quella che a ragione è diventato un evento da segnare sul calendario. I partecipanti, tutti pazzi verrebbe da dire in onore alle regata, sono in realtà persone che conoscono a menadito il Garda la sua bellezza e le sue insidie. Bambini, giovani e meno giovani che sulla scorta dell’esperienza maturata in gare vere sulle onde del lago riescono a varare barche quasi sempre inaffondabili nonostante gli assemblaggi più disperati. Nulla di più sicuro e galleggiante ad esempio dell’armadio a due ante della nonna trasformato in mezzo nautico grazie a due camere d’arie imbragate sul dorso. Dentro seduta sulla cassettiera in sottoveste bianca con tanto di mutandoni secolari una poco affidabile nonnina, alias Franco Pasqualini di Sona, più attenta a stendere i panni che a direzionare la vela. Il risultato la collisione dapprima con una imbarcazione ancorata a bordo del campo di regata e poi l’impatto dolce contro la gigante boa gialla a poche decine di metri dal centro Nautico Acquafresca. E pensare che per dare maggiore stabilità al mezzo l’armatore Ivan Bazerla di Brenzone aveva deciso, con saggezza visto la sua stazza, di non entrare nell’armadio galleggiante recuperato giorni fa dalla discarica di Malcesine, luogo dove è ora destinato a tornare. Una gara, va detto, tutt’altro che regolare, e questo si sa fa parte della genesi della stessa manifestazione, con le barche in acqua partite in tempi diversi considerata l’impossibilità di allineare contemporaneamente armadi, sedie, palloni, girelli, lavandini, seggioloni e addirittura una mega barca di carta, otto metri di lunghezza. Tutti natanti che grazie all’utilizzo di camere d’aria, canne di bambù, bottiglie, polistirolo assemblato con tiranti e nastro adesivo hanno dato stabilità ai mezzi questa volta alle prese anche con le incursioni della «barcascontri». Un gioco di squadra che ha visto Matteo Seppi e Andrea Mattei di Malcesine, insieme a Jacopo Negri di Riva, rimanere seduti con tanto di casco in testa all’interno di tre distinte camere d’aria di trattore. E mentre Seppi cercava di tagliare il traguardo i suoi due compagni avevano il compito di tamponare i natanti avversari. Tattica completamente fallita sia per l’alto numero dei partecipanti che per la velocità di nove ragazzi di Pescantina, pronti a spingere a nuoto le loro tavole colorate unite con dello spago. Giuria che ha poi assegnato la palma di Narciso alla Pravana Jizni, la barca di carta degli «Amici per la vita» costruita da Antonio e Michele Tognoli di Verona. Padre e figlio hanno lavorato giorni per assemblare un mezzo quasi subito naufragato. Il premio Leonardo da Vinci è andato invece agli ingegnosi Arno e Mina Pernthaler, due bambini altotesini a bordo della Be-free costituita da bottiglie vuote, nylon da pacchi e canne di bambù. Premio speciale per i due più piccoli concorrenti: Martina Tedeschi, 5 anni, a bordo del «Lavandino jet» e del fratello Matteo, otto anni, sul Reef: una sdraio tenuta a galla da bottiglie di plastica.
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Regata pazza sempre più affollata
La megabarca di carta naufraga ma vince tra armadi e lavandini
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