lunedì, Aprile 29, 2024
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L’ex sottogretario della Lega Nord spiega il suo impegno per favorire l’intesa sul D’Annunzio

«La pace a Montichiari?Più Brescia nel Catullo»

di Dice di avere pronto un piano che risolverebbe una volta per tutte il braccio di ferro tra Brescia e Verona per l’aeroporto di Montichiari. Da quando è stato eletto nel Consiglio di amministrazione della Catullo Daniele Molgora, già sottosegretario al ministero dell’Economia del centrodestra, si sta dando da fare per cercare una soluzione che accontenti tutti.Molgora, che idea si è fatto della partita tra Abem e Catullo per la gestione del D’Annunzio?«Di proposte sul piatto ce ne sono tante. Ogni tanto, però, qualcuno si dimentica che esiste una controparte. Ogni provincia pensa di avere tutti i diritti, e che gli altri non abbiano titolo sulla concessione. Ma bisogna che qualcuno faccia un passo indietro, sto facendo la spola tra Brescia, Verona e Trento alla ricerca di una mediazione su tutti i fronti».Mediazione, sì. Ma i bresciani insistono, vogliono la concessione dello scalo…«Che le due concessioni del D’Annunzio e del Catullo si possano scindere, può essere. Ma che la concessione passi in mano ai bresciani non è così semplice come a dirlo. La Catullo non è un ente di beneficenza e, se devo dire la verità, forse a parti invertite anche i bresciani si comporterebbero allo stesso modo».Si è parlato di un ipotetico accordo, nel quale verrebbero spartite le quote azionarie della D’Annunzio: 40 per cento a Brescia, 40 a Verona e il 20 ad un primario fondo di investimento nazionale. Conferma?«Era un’ipotesi, ma è già superata. Ora stiamo lavorando sul fronte delle quote di capitale e soprattutto della rappresentatività bresciana. È un puzzle con migliaia di tessere, sto cercando di metterle insieme. Non vorrei però che nel frattempo qualcuno le smontasse. Ad ogni modo, quella prima proposta qualcosa ha sortito, ma non il favore della parte veronese. Dal canto mio, sono convinto che la chiave di tutto sia all’interno della Catullo».Vale a dire?«Sto parlando di quote della società, magari anche consistenti, da attribuire al territorio bresciano. Poi si deciderà se in gioco entreranno Provincia, Comune, Abem o altri soggetti. Ma prima bisogna capire qual è il limite con Verona».La crescita in Catullo dunque potrebbe essere sufficiente per i bresciani?«Non credo. Su questo concordo con il presidente Tamburini, conta la governance».Più equilibrio sulle quote e sulla governance, dunque?«Sì, su questo fronte si possono fare dei passi importanti, e c’è uno spazio abbastanza consistente di azione. Magari non subito, magari entro un anno. Comunque un piano in questo senso c’è. Un progetto che è già in discussione, su cui ritengo ci siano maggiori possibilità di accordo e che ha già riscosso qualche consenso».E domani è in programma il rinnovo del Consiglio di amministrazione della D’Annunzio…«È un passaggio che impone la legge, non credo serva per risolvere i problemi. In quel consiglio di amministrazione ci potrebbe essere chiunque. Sinceramente, spero che prima dell’approvazione del bilancio ci sia un altro accordo. Cioè che questo consiglio duri due mesi, e poi ad aprile si riveda la situazione».Si è parlato anche del suo nome…«Non ho ritenuto opportuno, nonostante le sollecitazioni, entrare a far parte del Cda. Pur avendo la volontà di partecipare alla vita della D’Annunzio, per il momento preferisco rimanere super partes».

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