Stavolta potrebbe essere davvero l’ultima puntata. La «telenovela» che ha appassionato desenzanesi, leghisti e, per certi versi, perfino l’Istituto Islamico di Milano, legata al Teatro Alberti, è arrivata all’epilogo. La storica sala teatrale prima e cinematografica poi riaprirà i battenti per divenire sede di attività artistiche ed espositive, per sfilate, per eventi con annesso un locale destinato a bar e ristorante, «con esclusione – assicurano gli imprenditori Ottavio Ferri, Giovanni Togni e Rolando Franceschi, che hanno depositato parecchi mesi fa in Comune un progetto – di attività come locale notturno o piano bar». Insomma, no ad attività che potrebbero provocare rumore. A chiudere il lungo braccio di ferro tra la proprietà dell’immobile, la famiglia Bergamaschi, e l’Amministrazione comunale è la decisione presa dalla Giunta di centrosinistra di Desenzano di eliminare il vincolo urbanistico che, di fatto, impediva qualsiasi futuro all’immobile. Quindi, con gravi danni anche alla proprietà che, trovandosi fra le mani un capitale, non ne poteva ricavare un solo euro. Inoltre, lo stabile, dopo anni di paralisi, rischiava anche di cadere in rovina. Il prossimo 20 dicembre, in aula consiliare, la decisione di eliminare il vincolo sarà messa ai voti; l’esito è ovviamente scontato. La Lega si opporrà di certo. Ne ha fatto un po’ il suo cavallo di battaglia negli ultimi due anni, puntando sul dubbio che la proprietà dell’«Alberti» fosse effettivamente dei Bergamaschi. Le ripetute interrogazioni presentate dal capogruppo Rino Polloni non hanno però ottenuto l’esito sperato, nel senso che, nonostante le verifiche effettuate dagli uffici tecnici, non si è avuta la prova contraria. E cioè che il teatro fosse di proprietà del Comune. Quanto al vincolo, esisteva da quasi vent’anni. A sostegno della tesi fatta propria dall’attuale amministrazione c’è un’importante sentenza della Corte di Cassazione la quale, in sostanza, afferma che se un’amministrazione pubblica pone un vincolo su un determinato immobile, deve però anche fornire delle indicazioni sul suo destino, o meglio far conoscere le sue reali intenzioni. In caso contrario, la pubblica amministrazione può acquisire il bene. «Ma il Comune di Desenzano – interviene il sindaco Fiorenzo Pienazza – non ha la disponibilità finanziaria per comperarlo dalla famiglia Bergamaschi, non è pensabile. Quindi, meglio che la proprietà ci presenti un buon progetto per conservare al meglio la storica sala teatrale. Inoltre, non avrebbe avuto più senso reiterare il vincolo urbanistico, sarebbe stato un abuso nei confronti del cittadino-proprietario. Ci troviamo – conclude Pienazza – in uno stato di diritto». Un paio di anni fa l’Istituto Islamico di Milano si interessò all’ex teatro per valutare l’eventualità di farci una moschea. Ma si trattava solo di una richiesta informale, fatta alla famiglia Bergamaschi, che non ebbe mai un seguito perchè i proprietari, in definitiva, non avrebbero mai venduto agli islamici. Ci fu anche un noto cantante lirico che si fece avanti: ma non se ne fece nulla. Ora, finalmente, l’«Alberti» potrà riaprire. Con un rammarico, e su questo crediamo saranno d’accordo tutti: che non tornerà più per ospitare spettacoli teatrali o cinematografici come negli anni d’oro. E per Desenzano è stata, comunque, una sconfitta.
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Il Comune toglie il vincolo urbanistico sull’ex cinema: esclusa la moschea. Lo storico teatro potrà ospitare eventi culturali e sfilate