martedì, Dicembre 5, 2023
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L’eredità del Celesti?Un altro pezzo salvato

sta facen­do un altro pas­so avan­ti nel per­cor­so di con­ser­vazione e val­oriz­zazione delle tele di Andrea Celesti con­ser­vate nel­la chiesa dei san­ti Pietro e Pao­lo. Par­liamo del restau­ro del­l’im­po­nente tele­ro (5 metri per 8,5) che raf­figu­ra «La strage degli inno­cen­ti», affida­to dal mag­gio scor­so alle attente cure di Gian Maria Casella.L’intervento è sta­to pre­sen­ta­to ieri nel­lo stu­dio bres­ciano del restau­ra­tore dal sin­da­co Pao­lo Ele­na, che lo ha forte­mente volu­to e che ha impeg­na­to l’am­min­is­trazione comu­nale nel cospic­uo finanzi­a­men­to dell’opera.Il lavoro, ese­gui­to sot­to il con­trol­lo del­la dot­tores­sa Rita Dugo­ni del­la Sovrin­ten­den­za, ha com­por­ta­to il fis­sag­gio com­ple­to del col­ore, la puli­tu­ra (ese­gui­ta sen­za l’impiego di prodot­ti chimi­ci), la sis­temazione del telaio e delle preziose cor­ni­ci dorate. E sta restituen­do uno dei cap­ola­vori del Celesti. Un’­opera che lo sporco e la pol­vere ave­vano reso di dif­fi­cile let­tura. «La strage degli inno­cen­ti» è cer­ta­mente uno dei più sig­ni­fica­tivi dip­in­ti del mae­stro vene­to. E anche per questo è mer­i­to­rio l’in­ter­ven­to del Comune.Il Celesti si era trasfer­i­to intorno al 1688 sul Gar­da, dove ave­va buoni ami­ci e dove prese anche moglie. Nelle diverse local­ità del­la riv­iera bres­ciana ha las­ci­a­to numerose tes­ti­mo­ni­anze del­la sua arte. In par­ti­co­lare, gra­zie alla pro­tezione di Sci­p­i­one Delai, è inter­venu­to a più riprese nel­la par­roc­chiale di Toscolano, che può essere con­sid­er­a­ta il «mon­u­men­to som­mo» del­la sua pittura.Qui, subito dopo il suo arri­vo, real­iz­zò i gran­di teleri del­l’ab­side, restau­rati da Casel­la negli anni scor­si, e in un sec­on­do tem­po, all’inizio del XVIII sec­o­lo, portò a com­pi­men­to l’im­men­so ciclo toscolanese pro­prio con «La strage degli inno­cen­ti», che fu com­mis­sion­a­ta nel 1700 dal Comune, con i dieci episo­di delle «Sto­rie del­la vita di Cristo» nei sovrar­chi del­la nava­ta cen­trale e, nel 1709, in col­lab­o­razione con Lodovi­co Brac­chi, con gli affres­chi del­la vol­ta absidale.Il dip­in­to affida­to al restau­ro è un’­opera inten­sa­mente dram­mat­i­ca, in cui Celesti, nel­l’ul­ti­ma fase del­la sua attiv­ità, mette in mostra anco­ra una vol­ta un fare grande che si rial­lac­cia alla tradizione cinque­cen­tesca di Tin­toret­to e di Pao­lo Veronese. L’artista dipinge con pen­nel­late «rapi­de» un sogget­to dram­mati­co e ric­co di dinamis­mo, che ave­va già affronta­to in una tela con­ser­va­ta a Venezia, nel­la chiesa di San­ta Maria dei Frari, e in tele che sono oggi in diver­si musei d’Eu­ropa.

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