venerdì, Maggio 17, 2024
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I Comuni non lo volevano, gli ambientalisti protestavano per quei 12 metri «vaganti» sul lago.
Lo Space Boat, discoteca, poi centro acquisti non c’è più ma demolirlo è costato 108mila euro

L’Ufo delle polemiche è un rottame

È stato demolito lo «Space Boat», la costruzione galleggiante che è stata causa per anni delle ire degli ambientalisti gardesani. Una struttura di 1450 metri quadrati di superficie, per ben 12 metri di altezza, il tutto distribuito su tre piani.Lo avevano battezzato, e tale soprannome gli era rimasto appiccicato, «l’Ufo galleggiante»; aveva trascorso i suoi ultimi anni ormeggiato nei pressi del castello di Sirmione, uno dei più suggestivi angoli del lago di Garda. L’ultimo paradosso, a detta di molti. Non a caso la sua demolizione e lo smaltimento, per un costo complessivo di 108 mila euro, sono stati finanziati dal consorzio dei Comuni della sponda bresciana del Garda e del lago di Idro.«È la parola fine di una brutta storia, iniziata nel giugno 1988 grazie alla mancanza di una legislazione davvero adatta a tutelare la superficie del lago e dell’ambiente circostante», commenta ora con soddisfazione Manlio Bompieri del Comitato per il Parco delle colline moreniche del Garda. «A nulla – ricorda – valsero le proteste degli ambientalisti; ci rivolgemmo ovunque, ma il progetto venne portato a termine anche grazie alla protezione, potremmo dire una sorta di “scudo spaziale”, fornita allora dal Registro italiano navale».«Furono proprio i Comuni, a cominciare da quello di Sirmione, a osteggiare l’attività itinerante di questa struttura non concedendo licenze, permessi e quant’altro. E dopo i primi momenti di curiosità, anche il pubblico iniziò a disertare la pseudo discoteca. Non paghi del primo tentativo – ricorda Bompieri – i proprietari tentarono la sua conversione in centro commerciale. Le modifiche resero ancora più elevato l’”impatto” dello “Space Boat” e il secondo insuccesso commerciale costò caro, causando il fallimento della società proprietaria. Da quel momento sino a pochi giorni fa la struttura è rimasta però a carico della collettività che, per liberarsene definitivamente dopo non averla voluta, ha dovuto anche spendere dei soldi». Non pochi, di fatto.«E se questa, pur a caro prezzo, è una storia a lieto fine per le bellezze del nostro lago, l’auspicio che deriva da questa triste vicenda – conclude Bompieri – è che l’esperienza “Space Boat” possa essere di esempio per gli enti e le istituzioni affinché promuovano una legislazione atta a tutelare e salvaguardare davvero questo straordinario territorio».

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