mercoledì, Ottobre 16, 2024
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La storia dei possedimenti del monastero di Santa Giulia nel volume di Corrado Sala

Nuovo libro svela la data della nascita di Costermano

Ci furono tempi in cui l’area gardesana faceva gola ai grandi monasteri, che qui avevano terre, olivi e vigne. Quello di Santa Giulia di Brescia, per esempio, possedeva beni a Garda, Costermano e Bardolino. E proprio l’ascesa e il declino del potere monastico bresciano sul Benaco orientale saranno il tema dell’incontro promosso dall’assessorato alla cultura del comune di Garda la sera di venerdì 18 gennaio, alle ore 20.30, presso la sala consiliare del municipio. Sarà l’occasione per presentare un nuovo volume: «Le carte dell’archivio di Santa Giulia di Brescia relative alla Gardesana veronese (1143-1293)», curato da Corrado Sala per le edizioni del Centro studi per il territorio benacense nell’ambito del progetto Adelaide. Che cosa ci si trova in quelle antiche carte minuziosamente trascritte dal gardesano Corrado Sala presso l’Archivio di Stato di Milano? Per esempio l’origine di un paese: Costermano. Ma sulla nascita della comunità costermanese cerchiamo di andare con ordine, seguendo il filo tracciato da Gian Maria Varanini nella lunga, meticolosa introduzione al volume. Le monache bresciane di Santa Giulia avevano il loro quartier generale veronese nella mitica Cervinicha, un castrum, un luogo fortificato mai, sino ad ora, ben individuato. Si sapeva solo che non era lontano da Garda. Ma il bandolo della matassa pare sia stato trovato: era a Costermano, là dove adesso c’è il palazzo Rizzardi-Becelli. Lì doveva esserci il castello, che altre carte chiamarono prima Castellonovo de Cervinicha e poi Castelnovum de Abbatissa, Castelnuovo della Badessa, da tanti confuso con quel Castelnuovo dell’Abate che corrispondeva invece ad Affi. Il castello di Cervinicha era abitato: di tanto in tanto ci stavano le suore, ma più probabilmente ci risiedevano i conduttori delle loro terre. Di Costermano però a quei tempi non se ne parlava neppure: semplicemente non c’era. Poi ecco che nella documentazione duecentesca di Santa Giulia studiata da Corrado Sala comincia a saltar fuori il nome di Costa armata. Compare per la prima volta nel 1278, l’anno in cui tre uomini «de Costa armata», appunto, ricevono in affitto alcune terre possedute dalle monache «in curia et pertinentia Garde». Nel 1293 un altro contratto viene rogato in villa Coste armae: lo firmano venti capifamiglia. «Sembra dunque ragionevole l’ipotesi – scrive Varanini nell’introduzione – che nella seconda metà del Duecento un gruppo considerevole di concessionari delle terre monastiche, venuta meno l’opportunità o la necessità di risiedere nel castello abbaziale, abbia spostato altrove la propria residenza, costituendo – forse un po’ più a monte, ma in ogni caso in un luogo diverso dal castrum abbatisse – il nuovo insediamento che è definito Costa armata, destinato ad acquisire presto il nome, e poi anche lo status, di villa, di comune rurale». Nasceva insomma Costermano. E nel frattempo cominciava il declino del potere del monastero di Santa Giulia sul Garda veronese. Finché, nel 1445, una bolla del vescovo di Brescia autorizzava le monache a vendere tutti i loro beni veronesi: li acquistarono i Becelli di Costermano.

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