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Paolo Sorattini, architetto lonatese

I lonate­si per ricor­dare questo illus­tre concit­tadi­no pen­sarono di dedi­car­gli una delle più impor­tan­ti arterie del paese: la attuale via che por­ta il suo nome e con­giunge piazzetta del Cor­lo a cor­so Garibal­di. In prece­den­za era chia­ma­ta stra­da delle Cap­puc­cine e poi via Val­bona.

Il ricor­do del­l’il­lus­tre architet­to Pao­lo Sora­ti­ni è lega­to a Lona­to da due moti­vazioni: il suo luo­go di nasci­ta e la prog­et­tazione e costruzione del­la Basil­i­ca lonatese come oggi la pos­si­amo ammi­rare.

Pao­lo Sora­ti­ni nacque a Lona­to il 17 otto­bre 1680. La sua era una famiglia poveris­si­ma. All’età di 11 anni, rimas­to orfano del padre, dovette inter­rompere la fre­quen­za alla scuo­la ed impeg­nar­si ad aiutare gli zii faleg­na­mi che ave­vano casa e lab­o­ra­to­rio nel­la stra­da delle Cap­puc­cine (oggi via Sorati­no).

In quel tem­po era­no in costruzione, pres­so la casa dove abita­va, il con­ven­to e la chiesa delle Cap­puc­cine e il gio­vane Pao­lo, quan­do l’ar­chitet­to bres­ciano veni­va a dirigere in lavori, lo segui­va con atten­zione e ascolta­va e appren­de­va ogni sua dis­po­sizione, suben­do i rim­proveri dagli zii per le sue troppe assen­ze dal­la loro bot­te­ga di arti­giani.

Un giorno, nel 1703, all’età di ven­t’an­ni, essendo sta­to rim­prover­a­to più aspra­mente del soli­to, fece fagot­to delle sue poche cose e si allon­tanò a pie­di diret­to a Venezia e suc­ces­si­va­mente a Raven­na dove ave­va uno zio frate camal­dolese che accolse benevol­mente il nipote randa­gio e lo invitò a restare con lui alcu­ni giorni per­ché potesse med­itare sul suo futuro.

L’A­bate del con­ven­to gli chiese quale fos­se la sua pro­fes­sione ed egli rispose, con una cer­ta fac­cia tos­ta, di essere un dis­eg­na­tore architet­to. Per met­ter­lo alla pro­va gli venne chiesto di trac­cia­re il dis­eg­no di una casa che quei frati inten­de­vano costru­ire in riva al mare. Il prog­et­to venne loda­to ed accetta­to e il gio­vane Sora­ti­ni tro­vò ospi­tal­ità nel con­ven­to.

Lo zio, nei mesi suc­ces­sivi, lo con­vinse ad assumere l’abito reli­gioso e seguire rego­lari stu­di di teolo­gia, let­tere, filosofia e del suo predilet­to dis­eg­no. Come reli­gioso assunse i nomi di Giuseppe Anto­nio.

Il Padre Abate lo des­tinò, poco tem­po dopo, a Roma dove ottenne l’in­car­i­co per la costruzione di un monas­tero e di una chiesa.

In una sua auto­bi­ografia, rimas­ta inedi­ta e con­ser­va­ta pres­so la di Lona­to, si può leg­gere il lun­go elen­co delle sue real­iz­zazioni a Roma, Raven­na, Faen­za, For­lì, Pesaro, Fos­som­brone, Peru­gia, Todi, Cameri­no, Mac­er­a­ta, Fab­ri­ano, Urbino, Como, Bologna, Man­to­va, Cas­tiglione delle Stiviere e molti altri comu­ni del man­to­vano, veronese e bres­ciano come Mon­tichiari ed, infine, Lona­to.

La sua lon­tanan­za dal paese nati­vo durò a lun­go. Nel 1732 i lonate­si lo chia­marono per un suo parere sul­la ricostruzione del­la chiesa par­roc­chiale che, costru­i­ta nel 1540 sul­l’area di altra preesistente, ver­sa­va in con­dizioni pre­carie a causa di ced­i­men­ti nel­la strut­tura causati nel 1646 quan­do venne real­iz­za­ta la son­tu­osa cap­pel­la volu­ta dai con­fratel­li del Sacra­men­to. I pri­mi incon­tri con i suoi concit­ta­di­ni non furono molto incor­ag­gianti per l’artista poiché gli veni­va impos­to di uti­liz­zare in modo preva­lente quan­to rimane­va di buono del­la vec­chia chiesa. Egli, comunque, pre­sen­tò un suo prog­et­to e lo las­ciò all’e­same del Con­siglio comu­nale.

Nel­la sedu­ta del 19 aprile 1738 il Con­siglio approva­va la pro­pos­ta del Sora­ti­ni per una nuo­va chiesa con pianta a croce lati­na ed elegge­va tre Dep­u­tati pre­posti alla sua costruzione.

Il 10 otto­bre 1738 venne pos­ta la pri­ma pietra e iniziarono i lavori, che furono por­tati avan­ti con molto impeg­no fino al 1742.

Il Sora­ti­ni avrebbe volu­to seguire da vici­no e con assiduità i lavori di ques­ta sua crea­tu­ra predilet­ta, ma grette con­sid­er­azioni sul­l’ono­rario non gli per­mis­ero di esser­gli costan­te­mente vici­no.

Per ragioni buro­cratiche il Provved­i­tore vene­to in Lona­to Bonaven­tu­ra Diedo ordi­na­va, il 18 set­tem­bre 1743, la sospen­sione imme­di­a­ta dei lavori. Solo il 14 mar­zo 1750 il Sen­a­to vene­to esprime­va parere favorev­ole alla ripresa dei lavori che ricom­in­cia­rono sem­pre tor­men­tati da nuove dif­fi­coltà.

Solo nel 1775 la Fab­bri­ca potè dirsi com­pi­u­ta. Man­ca­va la cupo­la che il Sora­ti­ni non ebbe la gioia di vedere per­ché morì nel 1762. Il Con­siglio Comu­nale deliberò la spe­sa per la sua erezione il 16 set­tem­bre 1772 ed ebbe com­pi­men­to nel 1776.

Il nuo­vo Duo­mo fu con­sacra­to dal vesco­vo di Verona il 20 otto­bre 1780.

In una stan­za pres­so la sacres­tia del duo­mo è con­ser­va­to un ritrat­to del Sorati­no, disc­re­ta opera di anon­i­mo.

Nel­l’ot­to­bre 1980, pres­so la Fon­dazione Ugo Da Como, si tenne un impor­tante con­veg­no a lui ded­i­ca­to e i cui atti sono sta­ti pub­bli­cati per i tipi del­la Grafo nel 1882.

Questo arti­co­lo è pub­bli­ca­to sul numero di Agos­to di Gien­ne.

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