Questa estate la Guardia di Finanza ha effettuato sul lago di Garda 32 interventi, soccorrendo 51 persone. «La stagione appena conclusa – hanno ricordato il capitano Andrea Bello, responsabile della Compagnia di Brescia, e il luogotenente Achille Lo Prejato, comandante della Brigata di Salò – è stata caratterizzata da un clima particolarmente caldo, ma le giornate ventose hanno provocato onde in grado di mettere in difficoltà i diportisti. «In alcuni casi la perizia marinaresca e le non comuni doti di coraggio mostrate dai militari si sono rivelate fondamentali per la felice riuscita delle operazioni. Una menzione particolare va fatta a coloro che, nella regata del Gorla a Gargnano, hanno contribuito a trarre in salvo le persone cadute in acqua a seguito del ribaltamento o addirittura dell’affondamento delle loro barche, sorprese da un’improvvisa burrasca. «In un’altra occasione si è evitato che un incendio divampato nel porto di Portese, in territorio di San Felice del Benaco, si propagasse e coinvolgesse un numero maggiore di motoscafi, fino all’arrivo dei Vigili del fuoco». Dal ’97 le Fiamme gialle sono presenti a Salò con una squadriglia, che «si distingue per efficienza e tempestività». Quest’anno, alle due unità già esistenti (la motovedetta e il piccolo gommone), si è aggiunto un velocissimo scafo d’altura, sequestrato a un clan di albanesi, che lo utilizzavano per attraversare il canale d’Otranto, portando disperati e scatoloni di sigarette di contrabbando. «Possiamo navigare anche in avverse condizioni meteorologiche – aggiungono Bello e Lo Prejato -. Garantiamo un servizio per tutto l’anno. I nostri compiti: di polizia finanziaria, di pattugliamento finalizzato alla prevenzione dei reati e degli illeciti di varia natura, di cooperazione nel soccorso da prestare secondo le modalità disposte di volta in volta dalle autorità competenti. Il consuntivo del periodo maggio-agosto: 92 uscite, 4.283 miglia percorse, 937 unità controllate, 487 ore di moto e 86 verbali elevati». Oltre agli interventi citati sopra. «Quasi tutti i verbali riguardano la navigazione sotto costa: motoscafi troppo vicino alle spiagge o che viaggiano a velocità eccessive – spiega il maresciallo Vincenzo Marrano -. Gli stranieri hanno l’obbligo di pagare subito, altrimenti rischiano il sequestro del mezzo. Le curiosità? Beh, i tedeschi ne inventano una più del diavolo, e ogni estate arrivano con qualcosa di nuovo: canoe a motore, banane gonfiabili, ecc. «C’è poi la questione del kitesurf, che sta soppiantando le tavole a vela. Non esiste una normativa, e coloro che praticano questo sport in molti casi sottovalutano i rischi del lago. Escono col vento e, quando cala, si trovano in difficoltà. Così restano al largo, da soli. Allora arriva la telefonata che avverte le centrali operative del 118, i carabinieri (112), noi (117) o la Guardia costiera: ehi, il mio amico non è ancora rientrato, non potete intervenire? Occorrerebbe obbligarli ad avere almeno una barca di appoggio, come per i sub». La pratica del kitesurf, che consente salti e acrobazie a pelo dell’acqua, è letteralmente esplosa. Inventato da due fratelli francesi nell’82, è stato lanciato cinque anni fa nelle isole Haway dal grande campione di windsurf Roby Nash. Prevede l’uso di una tavola, una vela simile a un aquilone di grandezza variabile tra i 6 e i 18 metri (collegata a un boma con due o quattro cavi, lungo circa 30 metri) e un trapezio. I più esperti lo praticano anche d’inverno, quando le spiagge sono vuote. Nel tentativo di evitare il fenomeno del bullismo, in alcune zone (esempio al lido di Navene di Malcesine) hanno introdotto un regolamento, con norme ben precise da rispettare. E chi ama fare manovre superacrobatiche sottocosta viene subito allontanato dai gommoni.
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Positivo il bilancio del lavoro svolto dalla motovedetta della Guardia di finanza, ma c’è un nuovo problema da affrontare. Boom sul lago del «kitesurf», ma aumentano anche gli interventi di soccorso