lunedì, Gennaio 20, 2025
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Non c'è la necessità d'un collegamento diretto con la cabina principale del Cretaccio: l'elettricità è immessa nella rete. L'impianto del Ponale nelle giornate di sabato e domenica era fermo

Rivani al buio, con una centrale in casa

«Ma com’è possibile restare al buio per sei ore (lunghissime, anche se dopo s’è scoperto che era andata decisamente bene) con una centrale elettrica fuori della porta di casa? A che cosa è servito che i nostri nonni imbrigliassero il lago di Ledro, cancellando di fatto il torrente Ponale, se poi si rimane senza la luce?». Agli interrogativi dei rivani (almeno quelli d’una certa età: gli altri nulla sanno di storie vecchie di ottant’anni) e più ha dato risposta l’ingegner Guerrino Pesce dell’Enel di Trento.L’energia prodotta dalla centrale del Ponale viene immessa tutta quanta nella rete nazionale. E’ il gestore della rete a decidere i programmi di produzione, in modo da garantire sempre tutta l’energia richiesta dalle utenze. Quando aumenta il consumo, il gestore ricorre alle cosiddette centrali di punta (come appunto quella rivana), per incrementare la quantità di elettricità disponibile nella rete. Sabato e domenica, giornate in cui le industrie sono ferme e di conseguenza il consumo diminuisce, gli impianti rivani non erano nemmeno in funzione. Se nella rete c’è più energia di quella che viene consumata, accade che la centrale del Ponale contribuisca a consumarne a sua volta per ricaricare il lago di Ledro, pompando acqua in salita, in maniera da averla pronta quando invece si verificano picchi nel consumo. L’energia elettrica non si può tener da parte, immagazzinarla per quando serve: bisogna produrla nel momento in cui viene utilizzata. Si può pensare per analogia ad un enorme acquedotto, grande come tutto il paese, senza serbatoi di riserva: quel che le centrale produce viene immesso nella rete, da cui le utenze prelevano il necessario secondo le proprie esigenze. Tecnicamente non è impossibile pensare ad un collegamento fra la cabina principale della distribuzione a Riva e la centrale, ma -per quanto possa sembrare un’affermazione strana all’indomani del black out- non se ne sente il bisogno. Le «isole» -ossia agglomerati che possano essere alimentati in maniera autonoma rispetto alla rete di distribuzione nazionale- si giustificano solo nel caso che la rete stessa, per una somma di motivi tecnici diversi, non sia in grado di assicurare una fornitura soddisfacente. In casi del genere è possibile prevedere una specie di fonte alternativa di alimentazione, in grado di entrare in funzione quando occorre. Non è il caso di Riva. Il Trentino produce all’incirca il doppio dell’energia che consuma. Per i rivani rimasti al buio può rappresentare una qualche consolazione il fatto che l’energia del Ponale – come quella di altre centrali idroelettriche in provincia- è servita a riavviare le centrali che erano andate in blocco e che, per rimettersi a bruciare petrolio avevano bisogno a loro volta di elettricità: più o meno, fatte le debite proporzioni, come il bruciatore d’un impianto di riscaldamento che per la produzione di calore dipende dal collegamento alla rete elettrica.

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