lunedì, Aprile 29, 2024
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In cattedra i sottosegretari Aprea e Brancher Autonomia e studi personalizzati le parole chiave della Moratti

Presidi, direttori e profe vanno a scuola di riforma

Il gotha del mondo della scuola si è dato appuntamento al teatro Corallo per confrontarsi sulla riforma scolastica in discussione alla Camera. Presidi, direttori didattici, funzionari amministrativi e docenti hanno seguito con attenzione il lungo discorso del sottosegretario all’istruzione, all’università e alla ricerca scientifica Valentina Aprea che si è soffermata sull’impianto della riforma Moratti. «In pratica si passa dal primato della cultura burocratica che ha dominato la scuola in questi cinquant’anni al primato dell’educazione», ha esordito la parlamentare Aprea sottolineando come la «nostra scuola debba sviluppare l’autonomia». Ad invitare nel centro lacustre il vice ministro è stata l’associazione Amici casa delle Libertà presieduta da Marco Zaninelli, promuovendo il convegno «Una scuola di qualità al servizio del territorio» coordinato da Giuliano Rizzi. L’incontro ha visto anche la presenza del sottosegretario per le riforme istituzionali Aldo Brancher, del presidente della Camera di commercio di Verona Fabio Bortolazzi, del preside dell’istituto alberghiero di Bardolino Carnacina, Gallina, e del direttore generale per l’istruzione veneta Enzo Martinelli, pronto a ricordare come nel Veneto la scuola a tempo pieno si attesti attorno al 24 per cento: la più bassa d’Italia. A introdurre il convegno e a cucire tra loro i vari momenti la professoressa Emilia Bressanelli: «È la prima legge di riforma scolastica che prevede un ruolo straordinario delle autonomie scolastiche e degli enti locali. Abbiamo preso atto del superamento del monopolio statale della scuola, unico detentore dell’istruzione, con l’applicazione del principio di sussidiarietà orizzontale e verticale. La legge costituzionale n. 3 dell’ottobre 2001 (legge che ha superato il monopolio statale dell’istruzione) ha portato a questa grande modifica nella linea della sussidiarietà, che è ben diversa dal decentramento. Un atto rivoluzionario per il nostro sistema, che pone tutte le scuole a pari dignità. Si apre quindi uno scenario nuovo, complesso, dove lo Stato deve stabilire gli standard per poi discutere con le realtà locali tutto il resto. In pratica la legge prevede piani di studio personalizzati. Non più gli studenti che si adeguano ai programmi ma al contrario lo Stato che si adegua agli studenti». «Nel giro di pochi giorni», ha concluso il sottosegretario Aprea, «l’Italia avrà la sua riforma scolastica». In precedenza il professore Gallina, con un’esauriente ed analitica relazione, aveva toccato il tema della «Libertà della persona e valori educativi nella scuola dell’autonomia». «Una scuola che non sia luogo di parcheggio sociale e nemmeno struttura deputata al mero addestramento operativo, ma punto d’incontro fra sapere e società. Un incontro tra persone dove insegnare e apprendere sono le facce di una stessa medaglia e separarle è impossibile. Perché l’insegnante vero mentre insegna impara e l’allievo autenticamente proteso al sapere mentre impara insegna al suo insegnante». Questo concetto è stato ripreso anche dal sottosegretario Aldo Brancher, che in chiusura dei lavori ha ricordato che con la «riforma si afferma la necessità di investire sulla scuola con una pluralità di politiche nazionali, come quella universitaria, dell’economia, del lavoro, delle innovazioni tecnologiche». Una scuola, dunque, che deve «recepire le esigenze del territorio e deve arricchirsi delle sue tradizioni».

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