L’affondamento del pontone «Tenace» segna anche la fine di un’epoca per chi, come il sottoscritto, ha molteplici frequentazioni con tutto ciò che «fa lago». Ricordo un poco di storia su quest’ammasso di ferro che ora giace sul fondale del golfo Lido. Il pontone era nato quando si stava costruendo la centrale di Torbole, usato dall’impresa per avere una base sul Sarca durante i lavori. Poi, se non erro nel 1966, durante un momento di forte piena del fiume, il pontone ruppe gli ormeggi e si mise a navigare piombando contro i piloni del ponte a Torbole, rovinandone la struttura e provocando la ricostruzione del manufatto.Nel frattempo, grazie al lavoro di Egidio Molinari, allora sindaco di Riva, era giunta al porto San Niccolò per impiantarvi la sua base, la scuola per periti tecnici sommozzatori dell’Itis «Rossi» di Vicenza, (unica scuola statale in Europa di tal genere) con il suo direttore Ettore Modesti, una delle autorità italiane della subacquea (morto prematuramente alcuni anni or sono) ed il capo istruttore Carlo Bianchini. Con il nostro dottor Giuseppe Giacopini, otorinolaringoiatra e subacqueo a sua volta, che volontariamente svolgeva la funzione di medico della base nautica.La scuola aveva bisogno di una base stabile, sulla quale sistemare apparecchiature. Ed ecco che un giorno Modesti, individuato quel pontone inutilizzato, lo acquistò facendone la base mobile delle varie esercitazioni che ogni anno crescevano in tecnica, preparando così dei tecnici altamente specializzati che ancora ora operano in piattaforme petrolifere in tutto il mondo.Il nome «Tenace» fu affibbiato al pontone proprio in occasione di una di tali esercitazioni, quando resistette ad una burrasca che sembrava l’iradiddio. Ricordo che un anno, nella parte superiore della capsula calata a 25 metri di profondità, don Annibale Frascescotti, presente anche il sindaco Santi ed io come chierichetto, celebrò una Messa, che via interfono fu seguita dagli allievi e dalle autorità sisemati sul piontone superiore. Fu la prima Messa subacquea di cui si aveva memoria: un’esperienza affascinante. Quando la scuola smobilitò, il Tenace, divorato dalla ruggine, venne acquisito dal Comitato manifestazioni per sparere i fuochi artificiali della Notte di Fiaba. Contrariamente a quello che si dice frettolosamente, non è vero che mancasse di manutenzione. Manlio Patuzzi ed il sottoscritto riempirono parte delle sue casse stagne con un impasto di palline di polistirolo e pochissimo cemento a fare da legante, assicurando una riserva di galleggiamento che avrebbe portato molto in là negli anni la vita del pontone.Quando è stato realizzato il molo al porto Catena, l’impresa chiese in prestito il pontone che, male ormeggiato durante una burrasca, si rovinò ulteriormente. Venne chiesto allora all’impresa di riparare in qualche modo, riempiendo le rimanenti casse stagne di altro impasto di cemento e polistirolo, cosa che avvenne. Solo che era più il cemento che il polistirolo, tanto che il «Tenace» da quel giorno cominciò lentamente ad affondare, senza che si potesse far nulla per evitarlo. Il tempestivo intervento di Manlio Patuzzi che bloccò le operazioni di travaso della miscela, evitò che il pontone naufragasse ancora allora nel posto vecchio. Ma il suo destino era ormai segnato e, per quanto cercassimo di far qualcosa, non c’era veramente nulla da fare, anche perché in zona non si trovavano gli altri ausili per porre rimedio. Un’ulteriore buriana che lo aveva colto all’ormeggio di punta Lido, ne provocò il definitivo collasso. Ora, dopo una vita carica di storia e di gloria, «Tenace» è finito tra le acque del Garda, sulle quali è stato palestra di lavoro, di istruzione, di ardimento, di soccorso, tra quelle acque che aveva dominato meritandosi il nome.