mercoledì, Aprile 24, 2024
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La Sirmione-Malcesine a bordo del Verona sospesa fino alla prossima stagione turistica. La traversata scorre pigra e suggestiva lungo la costa bresciana con scorci inediti su golfi e ville liberty

Salpa l’ultima crociera dell’estate

Ultima crociera sul lago. Se l’estate è stata avara di vacanze, se avete evitato un banale ferragosto ai Caraibi, scartato Cuba, sbadigliato davanti ai depliant di Santo Domingo e del Mar Rosso, tentennato sulla Grecia perché ormai ci vanno tutti, insomma se non vi siete concessi nemmeno due settimane a Riccione, allora potreste prendervi una breve vacanza, qualche ora appena, navigando su un battello semivuoto che costeggia il lago vicino a casa. L’ultima occasione per chi ama scoprire dall’acqua le meraviglie che punteggiano la costa veronese e bresciana è alle dieci e venti di questa mattina al porto di Sirmione. Poi la navigazione verrà sospesa fino alla primavera del 2001. Da Sirmione partirà il battello Verona alla volta di Malcesine, perla del Garda, seguendo però una rotta a ritroso, una tratta come la chiamano i comandanti vestiti nell’impeccabile divisa blu notte della Navigarda, che risalirà il lago toccando località pittoresche e suggestive, cariche di storia e ricordi. Pochi giorni fa, per la «prova qualità» del cronista da raccontare ai lettori, all’imbarcadero c’erano tre passeggeri appena. Due inglesi, padre e figlio, giacca di renna e pantaloni scozzesi, e un’attempata signora tedesca in completo Armani e levriero a guinzaglio. Sembrava di essere al Lido di Venezia. Sul porto, arrampicato sull’ulivo comunale, un omino raccoglieva olive verdi gettandole nella sacca di pelle d’asina serrata alla cintola. E raccontava quando, nel dopoguerra, quei frutti bisognava contenderseli all’alba. Un colpo secco per lanciare la passerella metallica sulla prua, e poi via, signori si parte. Il lago è come l’olio, morbido e compatto, nemmeno un’increspatura, difficile distinguerlo dal cielo, il sole un’ombra gialla. La navigazione è gradevole, quanto ai punti d’osservazione c’è solo l’imbarazzo della scelta per ammirare tutto ciò che è precluso dalle strade, prigioni d’asfalto dalle quali è impossibile vedere i prati verdi delle ville che degradano sul lago, le facciate delle case liberty, i golf esclusivi. Sul battello deserto, ci si può sedere a prua, nel salone interno, sul ponte superiore o sulle scalette a poppa e perdere lo sguardo fra le onde e la bandiera che sventola. Intorno nessun rumore a infastidire la vista, tutto è sfumato. Né musica, né schiamazzi, neppure le folate di Nivea che i tedeschi adorano per lenire le scottature estive. La prima sosta è Portese, dopo appena mezz’ora. I tempi dell’attracco sono lenti. Il comandante stacca i motori un paio di minuti prima e lascia che il piroscafo quasi si adagi sul porto, con dolcezza. Sul molo lo aspetta una marinara che allunga la passerella. Ma anche se i due passeggeri tedeschi sono saliti da un pezzo, le chiacchiere fra colleghi continuano, senza l’ansia dei mesi estivi. Perché a bordo nessun turista vuole arrivare in tempo: in ottobre inoltrato chi sale sul battello lo fa per puro diletto, per guardarsi intorno, per cullarsi in questo lago d’autunno che ammorbidisce tutto, con i colori che diventano sfumature, i rumori echi, gli odori profumi. Nel golfo di Salò inizia la sfilata degli alberghi di lusso che, visti dal lago, sono ancora più imponenti e prestigiosi. Hanno i nomi altisonanti che fanno un po’ sorridere con quella loro voglia matta di fare colpo e al tempo stesso prendere le distanze dalla mediocrità: potevano bastare il Metropole di Sirmione, il Savoy e il Grand Hotel di Gardone? Forse sì. Sirmione ha alzato il tiro scegliendo un nome ancor più esclusivo il Golf e Suisse . Come dire: il nostro cliente tipo è svizzero e pure giocatore di golf, il massimo della simpatia. Intanto il viaggio prosegue e un altoparlante avverte che a bordo, su questa Andrea Doria casereccia, si può anche pranzare, con prenotazione entro le 11. Sui moli allungati nel lago spiccano cartelli per indicare il paese. Li legge a voce alta la tedesca col levriero sbagliando ogni volta l’accento, così Salò diventa Saalo, Gardone Gàddone e Gargnano Gàrgano, vaglielo a dire che non siamo in Puglia. Ma ecco un altro battello. E allora ecco il galateo gentile dei comandanti che si lanciano un cenno di saluto con un colpetto di sirena, di tolda in tolda, appena appena, un ciao marinaro quasi sottovoce per non far troppo rumore. A Maderno scendono fino al lago centinaia di cipressi verdi, sembrano lunghe dita che cercano una fede nuziale. A Gargnano, nel porticciolo ritagliato sotto la montagna, timidi aranci ancora verdi cercano di maturare in questo lido avaro di sole. Poi il battello vira con decisione, lascia la montagna impervia e punta verso il largo, direzione Malcesine. E ogni volta che si lascia un porto, anche se la sosta successiva sarà dopo pochi minuti, al massimo tre quarti d’ora, dalle terrazze degli alberghi, dalle panchine verdi, dalle passeggiate dei lungolago, le anziane signore lanciano saluti e sorrisi, quasi fosse la Queen Elizabeth che sfida l’Atlantico. Ma che importa? Non è forse la fantasia, ciò che si vede anche se non c’è, a regalare le emozioni più intense e profonde? Ora la rotta sale verso l’alto lago, con la prua del piroscafo che punta decisa verso Malcesine. L’arrivo è previsto poco prima delle 13. E puntuale come un cronometro il battello attracca davanti alla piazza di vecchi oleandri, pianticelle antiche diventate alberi. Ci sono due ore e mezza di sosta prima di ripartire, con lo stesso battello, fino al punto di partenza. Quanto basta per passeggiare nella suggestiva cornice della perla del Garda, con i suoi vicoletti che sembrano carugi genovesi oppure spingersi fino in Val di Sogno, o visitare il castello e ripensare a quello che scriveva Goethe, nell’autunno del 1786: «Quanto vorrei che i miei amici fossero per un attimo accanto a me e potessero godere della vista che mi sta dinanzi! Stasera avrei potuto raggiungere Verona ma mi sarei fatto sfuggire una meraviglia della natura, uno spettacolo incantevole, il lago di Garda». Danilo Castellarin

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