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Una biografia approfondita sul santo di Tours

San Martino sul Garda

Si stanno svolgendo in questi giorni, sia sul bresciano che nella provincia di Verona, i festeggiamenti per S. Martino. Il vescovo di Tours è infatti il patrono di diversi paesi in queste zone:  Moniga, Gargnano, San Martino della Battaglia, Lazise, Peschiera, Negrar, sono solo alcuni esempi.

Ma quanti conoscono la sua storia?

Forse è noto ai più che divise il mantello con un povero sulla strada per Amiens, ma questo evento è stato per il giovane Martino solo l’inizio del suo percorso, dall’uniforme da soldato agli abiti vescovili. Sulpicio Severo, che ha potuto conoscere Martino in vita e ha avuto l’onore di essergli amico, ci ha lasciato una sua biografia e ce ne dà un’immagine completa e complessa.

Martino è stato un eremita che non ha dato mai tregua ai pagani, cercando di convincerli alla conversione con miracoli, ma anche con la forza. In uno dei suoi molti viaggi, Martino si trovò in un villaggio dove vi era il culto di un pino considerato sacro. «Se hai fiducia in questo Dio che dici di adorare, noi stessi taglieremo quest’albero a condizione che tu ti metta sotto l’albero mentre cade», gli dicevano i cittadini del posto, che non volevano che Martino facesse abbattere il loro albero sacro. E così fu e Martino fu salvato grazie alla sua Fede. E il gesto ispirò gli abitanti a tal punto da farli convertire all’istante. In quello stesso periodo, Martino diede alle fiamme un antichissimo tempio pagano. Quando il fuoco, però, stava per colpire anche una casa di innocenti, egli salì sul tetto e corse in contro all’incendio: si scatenò quindi un vento tale che impedì alle fiamme di toccare la casa.

E il potere miracoloso di Martino non si limitò a questo: Sulpicio racconta che fu addirittura in grado di riportare in vita i morti: con la preghiera fece in modo di far tornare tra i vivi un catecumeno e un giovane schiavo che si era tolto la vita impiccandosi.

Tuttavia, Nonostante questi miracoli, nonostante le popolazioni che incontrava già lo considerassero un santo, Martino rimase sempre umile e preferì continuare la vita eremitica, tant’è che, se fu eletto vescovo, fu solo con l’inganno. I cittadini di Tours volevano ardentemente Martino come loro vescovo, ma egli non voleva lasciare il suo eremo. Così, un tal Rusticio, cittadino di Tours, finse che sua moglie fosse gravemenete malata e riuscì a convincere Martino ad uscire. Fuori dall’eremo c’era una folla così grande ad attenderlo, che Martino non potè che farsi scortare, «quasi come fosse prigioniero», riferisce Sulpicio. E così Martino, suo malgrado, dovette salire in cattedra. All’inizio della storia del cristianesimo, infatti, era così che si eleggevano i vescovi: per la volontà del clero e del popolo. Ciò però non mise fine ai viaggi di Martino, il quale, tra le sue molte abilità, aveva anche quelle da esorcista: e così, anche dopo essere diventato vescovo, ebbe molte occasioni di confrontarsi con diversi demoni e costringerli a confessare le proprie menzogne. Sulpicio racconta addirittura che Martino tentò di convertire il Diavolo in persona: «Se tu stesso, o sciagurato, malgrado tutto smettessi di perseguitare gli uomini, se oggi, che è vicino il giorno del giudizio, ti pentissi delle tue malefatte, ebbene, ho tanta fiducia nel Signore Gesù Cristo, che ti prometterei misericordia». Pare sia questo, quello che gli disse.

È chiaro, si tratta di una storia, questa della Vita Martini di Sulpicio Severo, scritta da un amico, per un amico. Ma Martino è stato anche questo: una persona in grado di infondere una devozione tale da ispirare anche opere come quella di Sulpicio e che, ancora oggi, fa riunire molte comunità in festa per san Martino, vescovo di Tours.

Marco Marognoli

 

 

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