sabato, Maggio 4, 2024
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Il Tar ha annullato la concessione all’Alcatel per la stazione collocata ai Paiari in attesa dell’ok della Soprintendenza. Le famiglie firmatarie del ricorso accusano ritardi «Il Comune non si decide a spegnere l’impianto»

Si riaccende la guerra delle antenne

Il Tribunale amministrativo regionale si è espresso: l’antenna per la telefonia mobile alta 30 metri collocata da Alcatel in località i Paiari non è in regola e quindi il Comune deve ritirare la concessione edilizia. Questa, almeno, è la lettura che le 14 famiglie firmatarie del ricorso al Tar contro l’antenna danno del dispositivo emesso del tribunale ancora a fine ottobre, ma il cui contenuto è stato reso noto solo in questi giorni. Meno immediata l’interpretazione dell’aministrazione di Lazise, se è vero come è vero che dalla fine di ottobre alla fine di febbraio non ha provveduto a far disattivare l’impianto, limitandosi invece a inoltrare alla Sovrintendenza ai beni ambientali la richiesta di autorizzazione, mancante al momento del rilascio della concessione edilizia. Ed è questo posticipare il problema che fa andare su tutte le furie chi abita in zona: rimane infatti il problema della convivenza con un impianto pericoloso e la non risolta questione della fascia di rispetto di 150 metri attorno all’impianto, che non consente agli agricoltori che ne avrebbero diritto di costruire. I ricorrenti, ovvero coloro i quali hanno promosso la causa presso il Tar, sono di fatto tutti piccoli proprietari spesso di modeste aree adibite ad orto o vigneto a ridosso della strada delle Coste, in zona Paiari. Località Paiari è, assieme a località Zappo, una delle zone a più elevata densità abitativa residenziale del territorio lacisiense e si snoda al di sopra della statale Gardesana, fra l’incrocio con la strada provinciale n. 5 (Verona-Lago) e la strada che conduce a Colà. La strada delle Coste è una interna e parallela alla Gardesana, abitata nella dorsale di destra, nella direzione Colà-Peschiera, e priva di abitazioni, eccezion fatta di alcune rurali, nella parte sinistra dove è oggi ubicata l’antenna tanto contestata dalle 14 famiglie che hanno promosso il ricorso. Le argomentazioni avanzate al tribunale dall’avvocato Pietro Clementi si sviluppano in almeno sette punti. Da parte del Tar il ricorso è stato accolto con sentenza in forma abbreviata, riconoscendo quanto evidenziato dall’avvocato Clementi al punto tre, ovvero una carenza di natura passeggistica, nella concessione, annullando la stessa concessione edilizia rilasciata dal Comune di Lazise e condannando lo stesso ed Alcatel al pagamento delle spese e degli oneri. Alcatel Italia però non si ferma. Dopo pochi giorni richiede al Comune di Lazise di ottenere una nuova concessione edilizia con autorizzazione paesaggistica invocando una recente legge del 1999. L’amministrazione comunale invia pertanto la nuova richiesta di Alcatel alla Soprintendenza ai beni ambientali di Verona affinché emetta il proprio parere. Ad oggi, fine febbraio 2003, ancora nulla è stato deciso sul futuro dell’antenna di località Paiari. Le 14 famiglie rimangono in attesa, arrabbiate perché l’antenna è ancora al suo posto e continua a funzionare. «Per noi è inconcepibile questa situazione di continuo funzionamento dell’impianto», spiega uno dei responsabili del ricorso, «con una struttura tecnica precaria che a nostro avviso non dovrebbe funzionare. La pericolosità dei cavi che corrono lungo le reti di cinta delle piccole proprietà, lungo la stessa strada delle Coste, la distanza dai confini non rispettata, sono un dato di fatto. Quello che più ci indispone è il vedere non rispettata la sentenza 6010 del Tar che annulla la concessione decretata dal Comune». «Riteniamo che il non rispetto della sentenza», spiega un altro ricorrente, «e l’aver dato la concessione sia stato un vero e proprio affronto alle famiglie che su quel piccolo terreno avrebbero voluto edificare una casa per i propri figli e che ora, con il vincolo apposto, non possono farlo. La zona interessata è una delle zone di espansione abitativa e con questa antenna, collocata si badi bene su un’area di 1800 metri quadrati, nega la possibilità di operare su 68mila metri quadrati di terreno». È pur vero che attualmente la zona è agricola e non edificabile, ma stante l’ubicazione del sito, per il futuro ci sarebbero state buone chances per un inserimento nel Prg. «È un vincolo di fatto, anche se non di diritto», spiega ancora il coordinatore del gruppo Azzolini Graziano, «ma che ci coercizza per il futuro. Non sappiamo poi quanto ci costerà in salute. E questo è un altro interrogativo».

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