martedì, Aprile 30, 2024
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Non si spegne la polemica con la Regione: gli enti locali contestano le regole per le assegnazioni

Sindaci uniti in rivoltasul fronte dei porti

Ribellione dei Comuni gardesani contro la Regione per il trasferimento delle competenze in materia portuale. Ed è allarme per la scadenza del 30 maggio, che vede l’avvio del procedimento per l’approvazione del nuovo bando di concorso per la formazione delle graduatorie per l’assegnazione di posti barca nei porti della sponda veneta del Garda. I sindaci minacciano di restituire la delega sulla gestione dei porti alla Regione, nel caso non vengano riformulate le regole di gestione.La protesta percorre strade parallele: i primi cittadini hanno sottoscritto una lettera del sindaco di Bardolino Pietro Meschi e ogni giunta municipale ha approvato una delibera congiunta; queste stanno per essere recapitate alla Regione e all’Ispettorato di Porto, dal Comune di Malcesine che sta raccogliendo tutti gli atti. Due i nodi della protesta: l’ampliamento delle deleghe per la gestione dei porti e la richiesta di sospensione del bando di assegnazione posti barca. Pietro Meschi scrive: «L’imminente scadenza del bando di concorso, vista la bozza redatta e proposta dall’Ispettorato di Porto di Verona, sulla scorta delle disposizioni legislative regionali vigenti, rilevato che quanto disposto non soddisfa le aspettative delle scriventi amministrazioni locali, in special modo sui criteri di assegnazione dei posti, si ritiene necessario sospendere il bando in attesa della concessione dell’allargamento delle funzioni attribuite ai Comuni, prorogando nel contempo la validità delle attuali graduatorie in scadenza a novembre 2008». Poi la lettera, sottoscritta anche dagli altri sindaci conclude duramente: «Dato l’approssimarsi della scadenza del 30 maggio, si rimane in attesa di sollecito riscontro. Qualora non dovessero essere accolte le nostre richieste, questa amministrazione, si riserva di rinunciare alla delega delle funzioni amministrative riguardanti la gestione delle aree portuali».Nelle delibere di giunta, per l’ampliamento della delega-funzioni, i Comuni chiedono: «La gestione dei porti e delle aree portuali, dovranno essere interamente affidate ai comuni, con le modalità usate per la delega in materia di Demanio extraportuale regionale; la pianificazione delle zone demaniali portuali, l’assegnazione degli ormeggi, la distribuzione e la scelta dei moduli all’interno dei porti, dovranno essere di competenza dei Comuni, i quali saranno tenuti a dare comunicazione delle decisioni all’Ispettorato di porto; i pagamenti dei canoni annuali saranno incassati interamente dai Comuni, che provvederanno entro congruo periodo a girare gli introiti spettanti alla Regione. Ciò per creare meno disagi ai cittadini, i quali ora sono obbligati ad effettuare anche cinque distinti versamenti per la procedura; i Comuni, potranno emettere autorizzazioni di temporaneo ormeggio all’interno delle zone portuali, anche a interessati non presenti nelle graduatorie dei bandi in vigore (oltre agli ormeggi di transito), comunicandone l’atto all’Ispettorato con relative documentazioni e pagamenti».Meschi precisa: «Si devono riscrivere le regole del gioco, non vogliamo fare i passacarte e accettare che la Regione decida a chi assegnare i posti barca. Noi abbiamo file di residenti che chiedono i posti e ormai la gente è convinta che siano i Comuni ad averre il potere di assegnarli, quando non è così. Basti pensare che, sulla scorta della normativa regionale, se un noleggiatore di natanti chiede posti barca nei porti, ha precedenza sui residenti. Noi abbiamo chiesto la delega per poter dare risposte ai cittadini e col 40 per cento delle entrate che la Regione ci ha concesso, non paghiamo neanche le spese amministrative».Dello stesso parere il sindaco di Garda e assessore provinciale, Davide Bendinelli: «Bisogna far sì che il trasferimento dia la possibilità ai Comuni di gestire effettivamente i probelmi della portualità. Dobbiamo dotare i nostri uffici di personale e investire in formazione e con il 40 per cento delle entrate si rischia di non farcela».

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