domenica, Aprile 28, 2024
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In testa sarde e lavarelli, poi tinche e persici

Sparite dal 2004 le alborelle, ricomparsi la trota ed il cavedano

Il Garda nel 2008 appena terminato ha prodotto poco meno di 200 tonnellate di pesce. Il dato si ottiene partendo dal pescato certificato della Cooperativa fra pescatori di Garda -23 soci professionisti, presidente Sergio Vernesoni- stimando, con un po’ di necessaria approssimazione, che le loro catture rappresentino i due terzi del totale. Il terzo residuo è pescato dalla quindicina scarsa di professionisti sparsi tra Manerba, Bogliaco, Campione e Desenzano, dall’unico rimasto in attività a Limone e dai dilettanti (alcuni di lusso, come gli altogardesani della Tirlindana). Le alborelle -che hanno rappresentato per secoli il companatico della gente gardesana, fino ai fasti relativamente recenti dei campionati di «bigoi co le aole» organizzati intorno a Castelletto da Livio Parisi col circolo Cossèt- sono scomparse dal 2005. Dai circa 11 quintali attestati ancora nel 2001, si precipita ai 3 del 2004: poi basta, zero assoluto. Per condire la pastasciutta s’è addomesticata la sarda, presente in quantità imponenti e costanti (744 quintali nel 2008): dopo trenta giorni sotto sale, passa ad addolcirsi nei vasetti sott’olio. L’altro campione, decisamente più pregiato, è il lavarello: 424 quintali l’anno scorso, su livelli sostanzialmente stabilizzati. Poi segue il persico che dopo un’impennata fino al 2006 (148 quintali) è sceso fino ai 27 del 2008. Tiene il luccio che dopo due anni favolosi (2004 e 2005, rispettivamente 23 e 18 quintali) e due piuttosto magri è risalito a 5 quintali: peraltro, trattandosi d’un pesce stanziale che attende immobile sul fondo il passaggio della preda, è più facile che lo catturino i dilettanti piuttosto che finisca nelle reti dei professionisti. Discorso a parte per il carpione, il più pregiato fra i pesci del Garda: dopo un periodo di stabilità sui 10 quintali fino al 2006 è piombato a 49 ed a 26 chili nei due successivi (Enzo Oppi indica in 30 quintali le catture del 1972). Il successo dell’esperimento di allevamento in cattività annunciato da poco a Cassone, apre prospettive tutte da esplorare: molto dipende, secondo i tecnici di San Michele, dalla possibilità di procurarsi materiale genetico nuovo da individui pescati nel lago. Infine c’è un discreto ritorno della trota (2 quintali l’anno scorso) e della tinca (46 quintali), ha fatto una timida ricomparsa il cavedano e resiste bene l’anguilla che ha sfiorato i 20 quintali, segnando una leggera flessione sui 30 che rappresentano lo standard dell’ultimo decennio.

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