Il Garda nel 2008 appena terminato ha prodotto poco meno di 200 tonnellate di pesce. Il dato si ottiene partendo dal pescato certificato della Cooperativa fra pescatori di Garda -23 soci professionisti, presidente Sergio Vernesoni- stimando, con un po’ di necessaria approssimazione, che le loro catture rappresentino i due terzi del totale. Il terzo residuo è pescato dalla quindicina scarsa di professionisti sparsi tra Manerba, Bogliaco, Campione e Desenzano, dall’unico rimasto in attività a Limone e dai dilettanti (alcuni di lusso, come gli altogardesani della Tirlindana). Le alborelle -che hanno rappresentato per secoli il companatico della gente gardesana, fino ai fasti relativamente recenti dei campionati di «bigoi co le aole» organizzati intorno a Castelletto da Livio Parisi col circolo Cossèt- sono scomparse dal 2005. Dai circa 11 quintali attestati ancora nel 2001, si precipita ai 3 del 2004: poi basta, zero assoluto. Per condire la pastasciutta s’è addomesticata la sarda, presente in quantità imponenti e costanti (744 quintali nel 2008): dopo trenta giorni sotto sale, passa ad addolcirsi nei vasetti sott’olio. L’altro campione, decisamente più pregiato, è il lavarello: 424 quintali l’anno scorso, su livelli sostanzialmente stabilizzati. Poi segue il persico che dopo un’impennata fino al 2006 (148 quintali) è sceso fino ai 27 del 2008. Tiene il luccio che dopo due anni favolosi (2004 e 2005, rispettivamente 23 e 18 quintali) e due piuttosto magri è risalito a 5 quintali: peraltro, trattandosi d’un pesce stanziale che attende immobile sul fondo il passaggio della preda, è più facile che lo catturino i dilettanti piuttosto che finisca nelle reti dei professionisti. Discorso a parte per il carpione, il più pregiato fra i pesci del Garda: dopo un periodo di stabilità sui 10 quintali fino al 2006 è piombato a 49 ed a 26 chili nei due successivi (Enzo Oppi indica in 30 quintali le catture del 1972). Il successo dell’esperimento di allevamento in cattività annunciato da poco a Cassone, apre prospettive tutte da esplorare: molto dipende, secondo i tecnici di San Michele, dalla possibilità di procurarsi materiale genetico nuovo da individui pescati nel lago. Infine c’è un discreto ritorno della trota (2 quintali l’anno scorso) e della tinca (46 quintali), ha fatto una timida ricomparsa il cavedano e resiste bene l’anguilla che ha sfiorato i 20 quintali, segnando una leggera flessione sui 30 che rappresentano lo standard dell’ultimo decennio.