Alla Sala del Caminetto di Palazzo Fantoni di Salò si è tenuta un’emozionante lezione di storia per alcuni studenti del liceo «Fermi». Carlo Todros, responsabile per la provincia di Brescia dell’Associazione nazionale ex deportati e membro della segreteria dell’Associazione nazionale partigiani italiani, ha infatti raccontato ai giovani liceali la sua esperienza nel campo di sterminio di Mauthausen. L’incontro è stato voluto dal dirigente scolastico, professoressa Liliana Aimo, figlia di un partigiano decorato con medaglia d’oro, alla quale Todros ha consegnato un Cd Rom sulla Resistenza. L’iniziativa rientra nel progetto «Destinazione Auschwitz», coordinato dal professor Massimo Sgarbi, che dovrebbe portare due classi del liceo «Fermi» in un viaggio-pellegrinaggio nel campo di sterminio polacco in marzo. Todros ha rievocato il dolore vissuto in prima persona e ha idealmente consegnato alle giovani generazioni il testimone del rispetto per l’altro, indipendentemente dall’etnia, convinzione politica o fede religiosa. Memoria storica di chi ha vissuto l’umiliazione delle leggi razziali: l’espulsione dalla scuola pubblica, la carcerazione, la deportazione, l’annullamento della propria personalità; di chi ha visto il proprio nome trasformarsi in un numero, ora custodito come reliquia di un passato che nessun revisionismo potrà mai cancellare; di chi, detenuto nel campo di concentramento e raccolta di Fossoli, ha potuto godere della meravigliosa umanità della gente d’Emilia e di chi, nella lotta per la sopravvivenza nel campo di Mauthausen, ha dovuto spogliarsi della propria umanità, negando ogni forma di solidarietà a favore di un individualismo sfrenato. Donne denudate, rasate e depilate da «barbieri» costretti all’ingrato compito, violentate da cani; bambini lanciati per aria fatti oggetto di tiro a segno; gente che cerca negli escrementi residui di cibo non digerito per attenuare i morsi tremendi della fame; campi fertilizzati con la cenere di padri e madri, amici ed estranei, gente che, inabile al lavoro, non poteva fare nemmeno lo schiavo. Gli studenti del Liceo «Fermi» hanno ascoltato le parole di Todros in profondo silenzio e con commozione. Gli hanno chiesto dove avesse trovato la forza di resistere: lui, un giovanotto di 19 anni, grande e grosso, campione italiano di nuoto nei 100 metri dorso, sopravvissuto grazie alla forza morale che gli veniva dal dormire accanto al fratello, pure internato. Ridotto a larva umana di 35 chilogrammi (dai 90 che era), ha saputo ricostruirsi un’esistenza e recuperare valori dimenticati. Oggi, benché incapace di perdonare, Todros non odia nessuno. Incontra la gente, i giovani, consapevole della propria missione. Cita una frase incisa su un’asse di una baracca da un anonimo deportato: «Se Dio esiste, come credo, mi deve chiedere scusa». Chi lo ascolta è perfettamente consapevole che, quando racconterà a propria volta ciò che ha sentito, troverà una platea più distratta, non ci sarà la tensione emotiva che deriva dalla presenza di chi ha vissuto gli orrori sulla propria pelle. Per questo motivo bisognerà impegnarsi ancora di più per dar torto a Vico e sfatare la teoria sulla storia fatta di corsi e ricorsi. se.za.
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L’ex deportato Todros: «Trovai la forza di sopravvivere solo grazie a mio fratello»
Studenti in silenzio parla un testimone degli orrori nazisti
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