domenica, Aprile 28, 2024
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L’imbarcazione non esce già più dal porto. Dalla Regione anche Giorgetti lancia un appello: «Se ne discuta, i soldi necessari potrebbero essere trovati»

Tre sindaci rivoglionola motovedetta dell’Arma

Tre sindaci in campo per riavere in servizio la motovedetta dei carabinieri di Torri del Benaco. È stata infatti spedita al generale Marco Scursatone, del Comando generale dell’Arma di Roma, oltre che a quello regionale di Padova, Raffaele Vacca, e provinciale di Verona, colonnello Claudio Cogliano, la missiva firmata dai sindaci di Torri, Giorgio Passionelli, di Brenzone, Giacomo Simonelli, e di Malcesine, Valente Chincarini. I primi cittadini, dopo l’annunciata contrarietà già espressa in precedenza, hanno formalizzato il loro profondo disappunto per «il programma di razionalizzazione del servizio navale dell’Arma, almeno nella parte relativa al Garda Veronese».«La sponda veneta», hanno infatti scritto i sindaci, «rischia di non essere adeguatamente tutelata dal punto di vista della sicurezza e dei controlli sinora garantiti su oltre 40 chilometri di costa».Il ragionamento è semplice: «Se nel Bresciano restano comunque i presìdi dei carabinieri di Salò, quello estivo a Desenzano e la Guardia costiera», ha illustrato l’assessore di Brenzone Davide Benedetti, estensore della lettera per conto del sindaco Simonelli e dei colleghi di Torri e Brenzone, «nel Veronese resta invece solo la motovedetta di Peschiera. Che però deve ora coprire anche l’area dell’alto Garda, cioè da San Vigilio verso Nord, mentre prima l’area era sotto il controllo dei militari di Torri».Insomma: le assicurazioni del comandante di Verona, colonnello Cogliano, relativamente ad un «maggiore numero di ore di servizio della motovedetta di Peschiera, grazie anche al lavoro dei due militari di Torri che lì verrebbero imbarcati», e quindi di una «persistenza di adeguati controlli sulla sponda veronese», come aveva illustrato egli stesso proprio di recente, è considerata una «misura insufficiente rispetto al problema che si viene a creare».Ma non è tutto. Dopo l’interrogazione del parlamentare di Alleanza nazionale, Alberto Giorgetti, al ministro dell’Interno, Giuliano Amato, c’è stato anche un incontro a Roma tra lo stesso deputato e il viceministro dell’Interno Minniti. Dalla Capitale però ancora non sono giunte risposte. Risposte le attende anche Massimo Giorgetti, assessore regionale alla sicurezza, da parte del Comando regionale dell’Arma, alla sua missiva datata 7 gennaio. «Se il problema sono i circa settemila euro di costo annuo della motovedetta», aveva detto Massimo Giorgetti, «se ne discuta nel tavolo permanente tra Regione e carabinieri. Dico sin d’ora che siamo disponibili ad accollarci quelle spese perchè la motovedetta di Torri rimanga in servizio».Infine, quello che per ora appare come l’ultimo sviluppo della vicenda. Visto che la «riorganizzazione» imposta da Roma e trasmessa a Padova e a Verona in realtà riguarda molte zone turistiche di tutta Italia, la battaglia contro la decisione centrale è esplosa ed è stata cavalcata anche da altri parlamentari, ciascuno per i propri territori.Ad esempio, il senatore Filippo Berselli, di Alleanza nazionale di Forlì, come anche il collega di Forza Italia di Gallipoli, Vincenzo Barba, hanno portato il problema a Palazzo Madama. Con interrogazioni rivolte al ministro della Difesa, Arturo Parisi, i senatori si sono scagliati contro un «fatto di inaudita gravità poichè rischia di creare danni rilevanti in termini di controllo del territorio» sia sulla «costa jonico-gallipolina» che «nel tratto di mare compreso tra Zadina e San Mauro Mare», a ridosso di Cesenatico. Qui la situazione è in buona sostanza identica a quella di Torri: due militari su un’unica motovedetta controllano per tutto l’arco dell’anno l’intera costa della provincia di Forlì.Intanto però da Verona e da Brescia, in attesa delle risposte da Roma, i Comandi provinciali hanno fermato rispettivamente nei porti di Torri, di Gargnano e di Desenzano le motovedette «classe 200». I mezzi insomma, ormai da qualche giorno, non hanno più preso il largo e non pattugliano più ne il basso e nè l’alto Garda.

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