Tedeschi auf Wiedersehen . Benvenuti nordici e americani. Il turismo sui laghi cambia volto e lingua. Se da un lato cala lo zoccolo duro delle presenze targate Germania e Olanda, dall’altro aumentano inglesi, danesi, norvegesi, svedesi e statunitensi. Straniero che va, straniero che viene. Circa il 60 per cento dei turisti arriva da oltre confine. E non è questo l’unico dato «cosmopolita» nella voce vacanze: nelle cucine dei ristoranti, dietro i banconi dei bar o nelle hall degli alberghi, per i lavori stagionali, si sente sempre più parlare in albanese, egiziano e anche cinese. Il turismo dei laghi quindi non conosce crisi. Anzi ogni anno è un record. Con aumenti – sia di presenze sia d’affari – che variano dal 3 al 5 per cento. Ma se i laghi ridono, non così è per la montagna. Quest’anno le Valli lombarde hanno registrato flessioni con picchi preoccupanti (20% in meno in Valcamonica, attorno al 5% in Valtellina). Colpa del maltempo, ma anche di un turismo – come spiega qualche operatore – che non sa rinnovarsi. LAGO DI GARDA. Forte dei suoi 20 milioni di presenze all’anno e di un giro d’affari di 6 mila miliardi, il Garda fa la parte del leone. «Una stagione stupenda», sorride Adelio Zanelli, presidente della Comunità del Garda. Lui, per primo, aveva capito che la filosofia della vacanza si stava modificando. «Per questo si è cercato di dare più spazio al turismo all’aperto, a contatto con la natura», spiega. «Pochi tedeschi? E noi siamo andati nei Paesi nordici, con risultati entusiasmanti», sottolinea Alessandro Visconti, direttore di un resort a Padenghe.
Aumentati del 5 per cento giro d’affari e presenze. Meno tedeschi, più inglesi
Turismo, estate a gonfie vele sui laghi
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