Uno degli ultimi coltivatori di limoni del Garda abita a Gargnano, e, naturalmente, in via Limonaie. Lorenzo Trevisani, 70 anni, ha passato la vita tra gli agrumi. Ma ora i suoi «giardini» non sono quelli di una volta. Delle 240 piante che curava con suo padre, gliene sono rimaste undici: «Le conservo per passione: sono cresciuto fra questi alberi». Ma come’era in passato? «Una volta raccoglievamo circa 500mila frutti all’anno, oggi si arriva solo a cinquemila. Si vendevano bene perché sono molto ricchi di acido citrico, per questo si conservano più a lungo rispetto a quelli prodotti altrove. Se raccolti bene durano anche quattro mesi. Dopo la seconda guerra mondiale, però, sono arrivati gli agrumi del Sud, la concorrenza ha fatto diminuire le vendite, e così è diventato sempre più costoso mantenere le piantagioni». Ma la scomparsa delle limonaie non è solo una questione di costi elevati. «Il problema è che non ci sono più giovani che vogliono fare questo lavoro. Non capisco, qui c’è aria pulita, si è indipendenti e il lavoro non manca». Tutto vero, ma nessun giovane si fa avanti. Forse produrre limoni sul Garda è un lavoro duro e sacrificante. E Trevisani ne sa qualcosa: «Sulle limonaie si lavora tutto l’anno. A settembre c’è la potatura, a ottobre la copertura con assi e vetri. D’inverno si accendono i fuochi perché se la pianta è bagnata, si gela. A marzo bisogna scoprire la struttura e ad aprile essere pronti per la fioritura; se il terreno è secco, poi, occorre subito innaffiare. A fine maggio inizia la raccolta, che continua per tutta estate». E le vacanze? Nemmeno a parlarne: ad agosto arrivano i parassiti e c’è da spruzzare l’olio bianco».
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Uno degli ultimi coltivatori di limoni del Garda abita a Gargnano, e, naturalmente, in via Limonaie. Lorenzo Trevisani, 70 anni, ha passato la vita tra gli agrumi